GROSSETO – Siamo giunti ad una conclusione molto semplice nell’ultimo biennio: il Fotovoltaico ha preso piede più di ogni altra fonte energetica sostenibile esistente. Infatti la produzione è cresciuta del 26% su base annua e soprattutto è diventata di facile accesso e di veloce installazione grazie alla leggerezza dei pannelli. Ma il passo in avanti fatto nell’ultimo semestre è il fotovoltaico in orbita ovvero un gruppo di pannelli interconnessi che captano 24 ore al giorno l’energia solare poiché sempre esposti.
Questo aumenta la produzione di energia ma purtroppo richiede molta manutenzione, viste le condizioni orbitali. Non è fantascienza ma è il risultato di “Space based solar Power” SBNP. Il trasferimento dell’energia accumulata in apposite batterie, viene trasferita su dei ricevitori presenti sulla terra sottoforma di microonde (senza cavo) e riconvertita poi in energia elettrica pura. Il problema attuale resta la produzione di molti pannelli poiché richiede molta energia “esterna” per la produzione e anche molti processi farraginosi nell’assemblaggio.
Tutto questo non è un problema per i paesi asiatici, Cina in primis, poiché di energie fossili ne sono pieni ma sembrano girarsi dall’altro lato sul problema legato alla continua produzione di materiale polisilicio. Ma con altri pianeti pieni di gas naturale, gli scienziati si chiedono se l’essere umano ha bisogno di tanta produzione di energia fotovoltaica.
Non secondario, il problema del fascio microonde per la trasmissione dell’energia dall’orbita alla stazione terrestre (in pratica tutto ciò che passa in mezzo, potrebbe essere distrutto). Ma un passetto indietro al solare oltre il nostro pianeta, non sarebbe da considerare?