GROSSETO – Se la ricezione alberghiera resta una parte importante dell’industria turistica (in Italia oltre il 61% del totale) di contro negli anni le strutture ricettive tradizionali sono andate diminuendo. Se in Toscana in dieci anni si è avuto un calo del 5,6% negli esercizi e del 4,3% dei posti letto, anche in Maremma la situazione non è migliore.
«Purtroppo – afferma Amedeo Vasellini presidente provinciale Assohotel Confesercenti – sono anni che non apre una struttura ricettiva tradizionale. Neppure di piccola dimensione. Di contro, in questi anni, nel comune capoluogo ne sono chiuse almeno una decina. Penso al Lorena, al Bastiani, al Maremma alle Quattro strade, l’hotel Principe, il Tombolo solo per dirne alcuni. Qualcuno ha chiuso per Covid e poi non ha più riaperto. E nel resto della provincia la situazione non è migliore».
Insomma, in questi anni, in Italia, sono calate le strutture alberghiere -3,9%, a fronte di un deciso aumento delle strutture extralberghiere: +55,6%. A venire penalizzate soprattutto le strutture più piccole.
La domanda che sorge spontanea è: perché? «Intanto manca progettualità – continua Vasellini – spesso ci sono difficoltà con le licenze, o con le amministrazioni comunali. La gente ha paura poi di non poter più cambiare destinazione d’uso da struttura ricettiva con conseguente vincolo di tenerla per sempre così. Serve un sostegno alla ricettività tradizionale, che non significa dare un aiuto strettamente economico, non vogliamo oboli, ma magari facilitazioni per l’autorizzazione delle licenze. Che i controlli non siano settimanali, come sono ora, con i vari enti che si sovrappongono. E poi ancora dare la possibilità di installare pannelli fotovoltaici, o agevolazioni per l’assunzione di personale fisso».
Questo perché la ricezione tradizionale offre indubbi vantaggi ad un territorio: intanto da un punto di vista di un’offerta di qualità, poi offre l’opportunità di un turismo controllabile, anche nei numeri. Oltre che minori rischi di sottrazione al fisco, oltre che alle regole di pubblica sicurezza.
Di fatto in questi anni si sono avute due “situazioni” che si sono rincorse il turismo che è andato trasformandosi e l’offerta che si è diversificata con la nascita degli affitti brevi complice anche l’aumento delle spese, tra carburante, caro energia, personale qualificato assunto a tempo indeterminato. «Le spese per la ricettività tradizionale sono aumentate molto, e questo porta tutta una fascia di turisti a spostarsi su un tipo di offerta meno qualificata che poi, però, inevitabilmente, produce anche un turismo meno qualificato».
«Le strutture alberghiere tradizionali andrebbero sostenute visto che sono sempre meno e con costi sempre maggiori oltre che maggiori regole – prosegue Vasellini –, le pubbliche amministrazione potrebbero attivarsi con una completa e articolata politica, concordata con gli operatori, per efficaci azioni di marketing e promozione del territorio, di largo respiro e a lungo raggio, al posto di singole azioni spot che politicamente magari possono dare visibilità, ma che non hanno effetti nel lungo periodo, come stiamo vedendo. E invece assistiamo ad un trend che premia proprio le strutture più provvisorie, meno controllate, che pagano meno tasse e fanno ciò che vogliono per un turismo mordi e fuggi».