GROSSETO – Una chiamata a raccolta in vista della grande manifestazione nazionale del 7 ottobre a Roma. Il convegno di questa mattina alla sala Eden è stato un momento per la Cgil per fare il punto sulla situazione. Una campagna di ascolto per capire i bisogni e le difficoltà dei cittadini e dei vari settori lavorativi. Ad aprire i lavori la segretaria provinciale Monica Pagni.
L’obiettivo: portare a Roma per la manifestazione “La via maestra – insieme per la Costituzione” almeno 300 persone da Grosseto.
«Rivendichiamo i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione». Il diritto al lavoro. Che non sia lavoro qualunque, ma stabile, libero di qualità, con salari adeguati e senza essere sfruttati.
Ma non c’è solo il lavoro: c’è il diritto alla salute e a un sistema sanitario solidale e universale. Il diritto all’istruzione, il contrasto alla povertà, il diritto a vivere in un ambiente sano e sicuro, ad avere politiche volte al mantenimento della pace.
Insomma un modello fondato su uguaglianza, solidarietà, accoglienza e partecipazione.
«In questi ultimi 10-15 anni – ha scandito Monica Pagni, segretaria provinciale della Cgil – la Costituzione è stata letteralmente stravolta nelle sue declinazioni economiche e sociali. Il messaggio che vogliamo arrivi forte e chiaro al governo in occasione della manifestazione del 7 ottobre a Roma, e che per quanto ci riguarda bisogna tornare allo spirito costituzionale su lavoro, che deve garantire una vita dignitosa; fisco, che sta perdendo progressività; giovani e istruzione, abbandonati a logiche insensate di mercato; sanità, con il servizio sanitario nazionale progressivamente subordinato alla sanità privata. Dimostreremo che il Paese reale sta con la Costituzione. E siamo orgogliosi del fatto che a Roma insieme alla Cgil ci saranno più di 100 realtà associative di livello nazionale, una bella fetta delle quali provenienti dal mondo del cattolicesimo sociale».
Fra i relatori anche un pugnace don Enzo Capitani, anima della Caritas diocesana, che non ha guardato in faccia a nessuno: «è tornato il momento di fare la guerra alla povertà, per testimoniare il nostro impegno nella giustizia. Perché è evidente a chi vuol vedere che la povertà impera laddove non c’è giustizia. La nostra partecipazione alla manifestazione di Roma, al di là delle differenze che possono esserci fra noi, sta nella cornice della mobilitazione nell’interesse delle persone, perché è la persona in quanto tale che deve tornare a essere centrale. Abbiamo tutti quanti bisogno di cambiare mentalità e di capire che il vero investimento di una società è quello che viene fatto sull’uomo, il che significa destinare risorse a cultura, scuola e formazione. Sostituendo alla miopia o assenza della politica, che sa occuparsi solo di emergenze, un nuovo umanesimo».
Don Enzo, che non potrà essere A Roma il prossimo 7 ottobre, perché impegnato al carcere di Grosseto nel suo ruolo di cappellano, fa anche riferimento alla situazione locale. «Quando iniziai a svolgere il mio ruolo di prete tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80 – spiega – a Grosseto la disoccupazione era al 17% e il capoluogo era la seconda piazza per incidenza dei tossicodipendenti rispetto alla popolazione in Italia dopo Verona. Poi c’è stata la ripresa economica che negli anni 90 e primi anni 2000 ha emancipato questa provincia. A partire dalla doppia crisi del 2008 e 2011, Grosseto e la Maremma sono precipitati in una spirale di declino con significative ricadute sociali. Da questo punto di vista, bisogna avere chiaro che il problema non è esclusivamente economico, ma richiede uno sforzo per rimettere al centro di tutto la persona».
E a proposito della centralità della persona, molto netta è stata anche la professoressa Nerina Dirindin, presidente dell’associazione “Salute diritto fondamentale”. «Veniamo – ha detto Dirindin rivolta ai delegati della Cgil – da un lungo periodo di vero e proprio assedio normativo, psicologico e culturale portato al servizio sanitario nazionale, con l’obiettivo di abbatterlo per fare spazio alla sanità privata. Ci avevano provato già negli anni 90, ma quando hanno visto che questo tentativo suscitava la reazione delle persone, hanno deciso di cambiare strategia. Puntando su un assedio di lunga lena che prima ha delegittimato, poi definanziato e infine smantellato pezzi del nostro sistema sanitario. Facendo passare la narrazione tossica, veicolata anche attraverso il lancio della sanità integrativa, che il privato è più efficiente ed efficace nel farsi carico della malattia delle persone. Un’ affermazione apodittica e scollegata da qualunque evidenza scientifica che invece dava conto dell’esatto contrario. A tutto questo – ha concluso Dirindin – dobbiamo opporci in ogni modo e in ogni occasione, allargando il fronte di coloro che vogliono rafforzare la sanità pubblica e universalistica».
Chiaro il messaggio anche del professor Paolo Passaniti, che ha ricostruito ed esaltato «il ruolo storico del movimento dei lavoratori nella nascita di leggi come lo Statuto dei lavoratori e la Legge 833 di istituzione del Sistema sanitario nazionale. Pilastri da cui ripartire per riaffermare oggi la visione costituzionale della società».