RISPESCIA – La convivenza tra fotovoltaico, colture e pascolo deve divenire realtà in tutto il Paese. Per raggiungere gli obiettivi del fotovoltaico al 2030 e centrare i target di decarbonizzazione, si dovrà intervenire su 50-70mila ettari di terreni agricoli. L’agrivoltaico è la strada per produrre energia pulita grazie a impianti che permettono un’agricoltura estensiva senza deturpare il paesaggio. In Italia stiamo assistendo, però, a un grande paradosso. Le leggi vigenti vietano gli incentivi alla produzione di elettricità per i nuovi impianti fotovoltaici a terra in suoli agricoli ma la realizzazione di questi impianti senza incentivi è possibile. Di fatto, si limitano le possibilità per piccoli operatori e aziende agricole, a vantaggio dell’impiantistica di grandi dimensioni, delle grandi utility energetiche e dei fondi di investimento internazionali. Occorre pertanto definire un percorso normativo che consenta la realizzazione degli impianti attraverso regole capaci di evitare gli errori del passato e l’agrivoltaico, realizzato sui pilastri (tracker) per inseguire il sole o sospesi sui tubolari, va proprio in questa direzione.
Legambiente ne ha parlato questa mattina nell’ambito del convegno “Agrivoltaico, multifunzionalità agricola, tutela del paesaggio: una convivenza possibile” tenutosi a Rispescia, presso il Polo per l’agroecologia di Legambiente, a cui hanno partecipato: Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente; Angelo Gentili, responsabile agricoltura Legambiente; Stefania Saccardi, assessora all’agricoltura Regione Toscana; Monia Monni, assessora ambiente Regione Toscana; Leonardo Marras, assessore turismo e attività produttive Regione Toscana; Francesco Limatola, presidente Provincia di Grosseto; Antonfrancesco Vivarelli Colonna, sindaco di Grosseto; Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana e responsabile paesaggio Legambiente; Angelo Frascarelli, Università di Perugia; Alessandra Scognamiglio, coordinatrice Task force agrivoltaico sostenibile Enea e presidente Associazione Italiana Agrivoltaico Sostenibile; Franco Miglietta, dirigente di ricerca Cnr; Carlo Carcasci, dipartimento di ingegneria industriale, sistemi per l’energia e l’ambiente Università di Firenze; Stefano Amaducci, dipartimento di produzioni vegetali sostenibili Università Cattolica del Sacro Cuore; Marco Giampreti, area manager Italia Renantis srl; Antonio Lancellotta, amministratore La Greenhouse; Fedele Manolo Fiorino, Edp Renewable; Giulio Borgia, azienda Le Rogaie.
“L’Agrivoltaico è un tipo di tecnologia che permette una forte integrazione tra produzione energetica da rinnovabili e attività agricola senza il consumo di suolo – afferma Angelo Gentili della segreteria nazionale di Legambiente -. Si riesce ad avere tra le file (pannelli di quattro-cinque metri che sono regolabili) la possibilità di coltivate grano, vite, foraggio, e in questo modo si crea una sinergia positiva tra dimensione tecnologica dell’agrivoltaico e l’ombreggiamento, la resistenza, la mitigazione rispetto al grande caldo e ai cambiamenti climatici con una minore richiesta di acqua”.
“Noi vogliamo lanciare un messaggio: invece di realizzare aree dove senza soluzione di continuità si mettono pannelli fotovoltaici fare invece un agrivoltaico di pregio e la Maremma e la Toscana possono diventare dei modelli per la realizzazione di progettualità nell’ambito della produzione arborea, erbacea legata all’allavamento di un fotovoltaico abbinato alla dimensione agricola. La Maremma può diventare una delle aree elettive per realizzare progetti di questo tipo, che mettano insieme innovazione tecnologica, tutela della dimensione agricola e anche mitigazione del paesaggio attraverso siepi alberature che possono rendere la presenza dei pannelli fotovoltaici un regalo che facciamo all’ambiente perché contrastiamo la crisi climatica e riusciamo, in aree abbandonate magari in termini agricoli, a rivitalizzare con reddito nuovo le imprese agricole”.
“Questo sarà uno dei temi principali di Festambiente perché la crisi climatica, la sfida energetica abbinata alla produzione di cibo e agricola diventano gli elementi fondamentali su cui trovare una soluzione. Quando è nata la prima pala Vivarelli che è stata realizzata in Maremma, quella pala rompeva con il paesaggio tradizionale della Maremma toscana. Oggi, insieme al buttero, è il simbolo della Maremma. Quindi non è detto che l’innovazione non debba abbinarsi con la tradizione e la continuità” conclude Gentili.
“È un tema nuovo e può integrare il reddito delle aziende agricole – afferma il presidente della Provincia Francesco Limatola -. Perché mette insieme il tema della produzione agricola, la coltivazione e la produzione di energia. Occorre sicuramente un quadro legislativo specifico che dia regole chiare e trasparenti e consenta una programmazione in grado di tenere insieme tutela del paesaggio e esigenze di produzione e energia da fonti rinnovabili”.
Un’occasione di incontro e confronto finalizzata a divulgare conoscenza e consapevolezza sul tema dell’agrivoltaico, un’innovazione tecnologica conveniente per l’ottimizzazione degli spazi, benefica per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, capace di assicurare reddito aggiuntivo per gli agricoltori e necessaria per fare fronte alla crisi energetica. Le sperimentazioni fatte finora dimostrano che per alcune specie non vi è alcun impatto, mentre per altre può esserci un incremento di produzione. Si è studiato, infatti, come l’ambiente sotto i pannelli sia più fresco d’estate riducendo i tassi di evaporazione nella stagione calda e provocando meno stress alle piante. Una cosa è certa: il raggiungimento degli obiettivi climatici passerà dalla quantità di impianti a fonti rinnovabili che riusciremo a installare nei territori. Il maggior contributo deve arrivare proprio da solare e eolico, con tassi di installazione 4 volte superiori a quelli del 2022. Molti studi dimostrano come tetti, coperture e superfici marginali non siano assolutamente sufficienti al raggiungimento degli obiettivi europei al 2030 per la lotta alla crisi climatica. Per questo sarà necessario utilizzare anche altre superfici, come quelle agricole, coniugando il lavoro agricolo con quello energetico. Per consentirne lo sviluppo è urgente, però, colmare il vuoto legislativo esistente, definendo linee guida e scongiurando variabili di sorta.
“L’agricoltura ha grandi responsabilità nella fase che viviamo rispetto alle condizioni del nostro pianeta ma anche una responsabilità positiva – afferma l’assessore regionale al turismo Leonardo Marras – perché può essere attore fondamentale per la lotta al cambiamento climatico, e anche per la transizione energetica perché è se vogliamo risolvere i problemi dobbiamo abbandonare le fonti fossili e spingere sulle rinnovabili e dall’agricoltura passa tanta della possibilità che questa strategia possa avere luogo. In Maremma questo può essere verificato. Non mancano le criticità rispetto alla capacità di assorbimento spontaneo delle realizzazioni di campi fotovoltaici. C’è il tema agrovoltaico che può essere un’innovazione importante che integra l’attività agricola e la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ed è bene che se ne parli si sensibilizzi e si individui una strategia per superare le criticità”.
Nell’ambito dell’incontro, l’associazione ambientalista ha sollecitato il governo ad approvare al più presto norme adeguate e uniformi, che permettano una realizzazione degli impianti corretta e trasparente e prevengano approcci speculativi che potrebbero mettere a rischio la continuità dell’attività agricola. Contestualmente, sono state sollecitate le Regioni, a partire dalla Toscana, in cui ha sede il Polo nazionale per l’agroecologia di Legambiente, ad avviare percorsi volti alla realizzazione di modelli replicabili, favorendo la realizzazione di progetti ad alto valore tecnologico, attenti agli aspetti legati sia all’attività agricola che alla tutela del paesaggio.
“Sugli impianti fotovoltaici in agricoltura – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente – si sta facendo una grande confusione. Grazie ai pannelli fotovoltaici in altezza è possibile conciliare agricoltura e produzione di elettricità dal sole: con l’agrivoltaico, infatti, la resa agricola è garantita e l’energia viene prodotta senza consumo di suolo ed emissioni inquinanti in atmosfera. Rallentare la rivoluzione energetica alimenterà la crisi climatica che sarà la principale causa della permanente devastazione paesaggistica del nostro Paese. Questo deve essere chiaro anche a chi si preoccupa dell’impatto paesaggistico degli auspicabili progetti di agrivoltaico.”
“Attorno all’approvvigionamento di fonti fossili – ha spiegato Monia Monni, assessora ambiente Regione Toscana – si generano conflitti. Il modello di sviluppo fondato sul loro utilizzo è causa della crisi climatica e alimenta le diseguaglianze. Legambiente sta sostenendo posizioni giuste e coraggiose per abbattere i pregiudizi che spesso nascono dalla scarsa conoscenza. C’è un equilibrio, che possiamo e dobbiamo trovare, tra necessità di raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonica, la tutela del paesaggio che passa anche dal contrasto ai cambiamenti climatici e contenimento delle spinte speculative che possono far diventare le rinnovabili un concorrente dell’agricoltura. Questo equilibrio è possibile, ma necessita di strumenti che il Governo deve metterci a disposizione lasciando a Regioni e territori la facoltà di governare questa straordinaria trasformazione.”
“Come presidente del neo costituito distretto biologico sono molto propenso a facilitare l’attecchimento dell’agrivoltaico, a far capire e far conoscere la differenza fondamentale che esiste tra consumo del suolo del fotovoltaico su terreno agricolo coltivabile e agrivoltaico – precisa il sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna -. Non bisogna far confusione: il fotovoltaico è vero che può rubare del suolo coltivabile, l’agrivoltaico lo migliora, è più bello è migliore la coltivazione sotto l’agrivoltaico di quanto non sia a cielo aperto perché si costituisce una sorta di serra naturale dove si riduce il consumo idrico si evitano le bombe d’acqua e di calore e la vegetazione gode di un microclima più equilibrato. Paradossalmente si coltiva meglio”.