GROSSETO – Venerdì nella sala del consiglio comunale del capoluogo diversi soci promotori hanno costituito l’associazione distretto biologico della Maremma, e l’Assemblea di distretto. Conclusione di un percorso condiviso da sette comuni e quasi 1.400 aziende agricole a conduzione biologica, che ora attende la sanzione formale della costituzione del Distretto biologico della Maremma da parte della Regione Toscana.
«Cgil e Flai – spiegano la segretaria della Camera del lavoro territoriale, Monica Pagni, e Paolo Rossi, segretario della Flai Cgil – apprezzano molto il fatto che più soggetti pubblici e privati si siano di fatto consorziati con un obiettivo comune, che ci auguriamo vivamente guardi con attenzione allo sviluppo di politiche di filiera in una prospettiva industriale. Che tenga insieme coltivazione dei prodotti bio, confezionamento e trasformazione, logistica della distribuzione, marketing e commercializzazione. In modo da generare valore aggiunto che possa essere distribuito su questo nostro territorio».
«Ciò detto – dichiarano Pagni e Rossi -, e augurando il meglio al nuovo soggetto nato nell’ambito del settore primario, ci sarebbe piaciuto nell’occasione sentire un riferimento, anche generico, all’impegno da parte di tutti a promuovere lavoro buono nel rispetto del contratto collettivo nazionale degli operai agricoli. Non di rado, infatti, anche nel recente passato, si è scoperto a posteriori che il successo di mercato di alcune produzioni agricole era costruito sullo sfruttamento del lavoro stagionale attraverso il ricorso al caporalato. Che proprio nella nostra provincia è stato più volte sanzionato grazie alla cosiddetta legge “Martina” 199/2016, che ha saputo innovare con coraggio per prevenire e reprimere simili fenomeni».
«Non abbiamo alcun dubbio che le imprese che opereranno nella cornice del Distretto biologico della Maremma lo faranno nel rispetto assoluto delle regole. Ma proprio per il valore intrinseco che questo nuovo soggetto esprime, chiediamo a chi lo dirige e alla Regione Toscana, che riconoscerà formalmente il Distretto, di formalizzare l’impegno a garantire i lavoratori con il rispetto del contratto collettivo nazionale, favorendo da parte delle aziende l’adesione alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”, secondo la procedura disciplinata da un’apposita circolare Inps. La sostenibilità che tutti cerchiamo di perseguire per garantirci un futuro, infatti, riguarda sia l’aspetto ambientale, che quelli economico e sociale. Perché non c’è progresso effettivo scollegato dalla qualità e dalla dignità del lavoro».