GROSSETO – È stato finalmente sentito dalla procura Michele Rossi, detto Ape. Una richiesta che Rossi, attraverso il suo avvocato Giovanni Livio Sammatrice, aveva fatto da tempo proprio per raccontare la propria versione dei fatti.
Rossi, ricorderete, è indagato dalla Procura per distruzione di cadavere. Per giorni i carabinieri hanno cercato nel terreno in cui vive, tra la ferrovia e via Giordania, i resti di due cadaveri.
Sembra che le indagini siano partite dalle dichiarazioni di un uomo che in passato aveva abitato nella stessa area in cui vive Rossi. Poi i due avrebbero litigato e Rossi lo avrebbe cacciato. Tra i due uomini sarebbero dunque rimaste vecchie ruggini.
A inizio maggio i due uomini si sarebbero rincontrati in piazza fratelli Rosselli, a Grosseto, e Rossi, proprio per levarselo di torno visti i rapporti non proprio idilliaci, lo avrebbe invitato ironicamente ad andare a tagliargli l’erba, forse puntando sulla scarsa voglia di fare del conoscente.
Qui però i racconti prendono pieghe differenti. Secondo Rossi l’uomo non sarebbe andato e la cosa sarebbe finita lì. Mentre nel racconto dell’accusatore una volta giunto nella zona in cui vive Ape, Rossi avrebbe mostrato due cadaveri “vestiti e con ancora i capelli attaccati alla testa” e gli avrebbe chiesto aiutarlo a fresarli per poi sotterrarli nell’orto.
L’uomo non avrebbe acconsentito, anzi, sarebbe fuggito e dopo una settimana si sarebbe confidato con un amico carabiniere. Da qui sarebbe partita l’indagine che ha portato a giorni di ricerche anche con i cani.
Intanto la Procura attende le risultanze degli esami tecnici di cui ha dato incarico: le analisi sull’ossicino trovato nell’orto e sulle zolle di terreno ma anche sulle immagini satellitari.