GROSSETO – Sembra una telenovela quella del giallo del cadavere che non si trova. Anche stamani i carabinieri sono tornati nella zona di via Giordania dove da giorni vanno avanti le ricerche.
La ricerca, con un’accusa per distruzione di cadavere a carico di Michele Rossi, detto Ape, riguarderebbe fatti avvenuti dopo il 12 maggio. Questa una delle poche informazioni temporali su questa vicenda su cui la Procura continua a mantenere il più stretto riserbo. Nonostante le nostre domande, infatti, sembra impossibile capire sia l’identità del presunto morto, sia da cosa sia partita l’indagine: una denuncia di scomparsa? Intercettazioni? Perché se si parla di distruzione di cadavere, ci dovrebbe essere stato prima una morte o un omicidio. Ma chi lo ha commesso? E soprattutto: ai danni di chi?
Intanto sarebbero state affidate le perizie agli esperti: il 30 maggio sulla porzione di osso ritrovata durante le ricerche, e il 29 maggio un geologo analizzerà tre zolle prelevate durante la perquisizione. È stata sequestrata anche una vanga, spezzata in tre parti perché travolta da un trattore.
Già ieri le ricerche si erano spostate in un campo attiguo, sempre su via Giordania.
Il campo, che sino a due giorni fa aveva erba altissima, è stato fatto sfalciare dal Comune su richiesta della Procura della Repubblica. Qui ieri i carabinieri, dopo una perlustrazione fatta dai cani, hanno prelevato una porzione di terreno e preso alcune misure dal punto di prelievo.
Tutto era iniziato venerdì scorso, quando i carabinieri, con un mandato di perquisizione, avevano perlustrato l’area, tra la ferrovia e la strada, dove vive Michele Rossi.
Una perquisizione in due tempi, con cani, un escavatore dell’esercito e un elicottero che ha sorvolato l’area.
L’avvocato Giovanni Livio Sammatrice, che assiste Rossi, ha anche chiesto al Pm che il proprio assistito venga sentito al più presto.