GROSSETO – «Va attuato subito un Piano nazionale per le specie selvatiche con attenzione al repentino sovrappopolamento del lupo. È sempre più necessario costruire un nuovo equilibrio uomo-natura, a tutela del settore zootecnico e delle comunità rurali, come a salvaguardia delle peculiarità faunistiche dei territori». Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, intervenendo a sostegno dell’interpellanza Braga e rilanciando l’appello ai ministri dell’Agricoltura, Lollobrigida, e della Salute, Schillaci, per interventi di contrasto e prevenzione.
«Come Cia Grosseto – ha commentato il presidente provinciale Claudio Capecchi a margine dell’intervento del presidente nazionale – abbiamo sempre lavorato fianco a fianco al nazionale perché la questione non venisse accantonata. La Maremma è tra le province che maggiormente paga un duro prezzo per la mancanza di una programmazione coerente per il contenimento dei selvatici e del lupo. Oggi, impotenti, assistiamo alla moria di molte aziende ovicaprine schiacciate dall’aumento del numero dei predatori e dai costi ingenti per cercare di garantire la sicurezza del gregge. Per questo auspichiamo che l’invito del presidente di Cia Agricoltori Italiani non rimanga lettera morta».
«Siamo in una situazione di piena emergenza -commenta il presidente di Cia, Fini-. Con circa 3300 lupi a popolare i boschi di tutta Italia e quasi 9 mila capi di bestiame predati ogni anno, occorre passare dalle parole ai fatti. In particolare, occorre accelerare sulla ricerca e il campionamento per affrontare, in modo circoscritto e puntuale, il fenomeno dell’ibridazione lupo-cane e fornire al Paese strumenti e misure più idonee al contrasto e alla prevenzione».
«La protezione di una specie animale -ricorda Fini- deve tenere conto anche della sostenibilità degli allevamenti, soprattutto ovicaprini, che vedono i greggi costantemente sotto attacco e le aziende ancora prive di indennizzi adeguati. Fuor di retorica, non sono d’aiuto né posizioni di estremo protezionismo, né di irrealistico eradicamento. Piuttosto, come Cia chiede da tempo -conclude il presidente nazionale Fini- va riformata la Legge 157/92. Farlo, sarebbe una seria azione di responsabilità sia nel rispetto dell’ambiente e degli animali selvatici, che nei confronti degli allevatori e degli agricoltori, veri custodi del territorio».