ROSELLE – Due persone sono state denunciate dopo aver dato fuoco a una discarica abusiva.
Lo scorso 17 gennaio, i militari della stazione carabinieri forestali di Paganico, nel corso di un servizio ambientale 1515, sono stati allertati dalla centrale operativa carabinieri di Grosseto per una segnalazione di incendio: alcuni residenti avevano infatti visto fiamme alte e denso fumo propagarsi da un terreno vicino alla la Sp 42 dei laghi, nella frazione Roselle (Comune di Grosseto).
I forestali sul posto hanno accertato che era in corso un’attività di combustione di rifiuti speciali di varia tipologia, ad opera di due persone. questi ultimi sono stati immediatamente fermati, identificati e denunciati alla Procura della Repubblica di Grosseto, per il reato di combustione illecita di rifiuti, come previsto dall’art. 256 bis del Decreto Legislativo 152 del 2006.
I due avevano infatti stoccato in un’area di circa 20 metri quadri, a loro in uso, una considerevole mole di ferro, legno, plastica, vetro, lavatrici, profilati per infissi, split per condizionatori e altri rifiuti, sia pericolosi che non pericolosi, e quindi avevano appiccato un incendio, che oltre ad essere stato spento immediatamente, ha comportato il sequestro dell’area, al fine di evitare che la stessa potesse essere utilizzata nuovamente per la medesima attività illecita.
«Continua costante – sottolineano dal comando provinciale dei carabinieri – il controllo della specialità forestale dell’arma dei carabinieri sulla illecita gestione di rifiuti in tutta la provincia. Il reato di combustione illecita di rifiuti è un delitto grave, data la pericolosità in sè della condotta, ovvero quella di dare fuoco a degli oggetti, oltre il danno rilevante per l’ambiente in termini di potenziale inquinamento del terreno ed immissione di fumi, anche tossici, nell’aria. per questo reato, la legge prevede la pena della reclusione da due a cinque anni. Nel caso in cui il fuoco riguardi rifiuti pericolosi, ovvero plastiche, metalli, sostanze oleose ecc., la reclusione passa da tre a sei anni. Oltre alla pena, la legge prevede l’obbligo al ripristino dello stato dei luoghi, al risarcimento del danno ambientale e al pagamento delle spese di bonifica».