GROSSETO – «Dove può condurre uno squilibrio economico così profondo tra professionisti di un medesimo sistema sanitario che, seppur con ruoli e competenze profondamente differenti, sono uniti dal medesimo obiettivo, più che mai se lavorano nella stessa azienda sanitaria, ovvero quello di tutelare ogni giorno la salute della collettività e contribuire a vincere nuove sfide?» a chiederlo è il Nursing up che mette a confronto le buste paga di medici e infermieri.
«I fatti parlano chiaro e ci dicono che in questo 2023 il personale della dirigenza può continuare a contare su retribuzioni costantemente corroborate da incentivi che troverebbero ragion d’essere nella carenza di tali professionalità, quindi come indispensabile sostegno per chi rimane a lottare sul campo. È paradossale trovarsi di fronte una sperequazione così netta nelle retribuzioni tra personale della dirigenza medica e quello sanitario non medico (infermieri, ostetriche, fisioterapisti, ecc), quando i numeri, nel nostro Paese, confermano palesemente che a mancare di più sono gli infermieri e non certo i medici».
«Una realtà, quella degli infermieri e delle altre professioni sanitarie, che viaggia incredibilmente sulla soglia della povertà, e ci riferiamo a famiglie di professionisti che portano a casa, in media, uno stipendio mensile tra i 1400 e i 1780 euro , e che varia in funzione di doppi turni, reperibilità, straordinari e chi più ne ha più ne metta. Uno stipendio che è totalmente inadeguato rispetto al mutato costo della vita , mentre appare chiaro che gli aumenti in busta paga a sostegno dei medici non solo non mancano, ma allargano pericolosamente la forbice» afferma Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up.
«La busta paga di un medico parte da una base di 3546 euro netti al mese, dopo di che, a seconda della fascia di appartenenza e degli anni di esperienza maturati sul campo, un medico della sanità pubblica, in Italia, può arrivare a una cifra che oscilla tra i 74 e gli 85mila euro lordi annui (fonte report Doctolib)».
«Proprio in questi giorni si parla di trattativa con l’Aran per il doveroso aumento degli stipendi, che porteranno nelle tasche della dirigenza sanitaria ulteriori aumenti. Secondo il sindacato ANIEF ci sarebbero in ballo 25mila euro di arretrati, mentre è relativo al 2021 il sostanzioso aumento del 27% dell’indennità di esclusività. Dobbiamo forse ricordarvi che i medici godono anche del privilegio di quella libera professione (intramoenia ed extramoenia), che con l’attività dell’intramoenia (per quanto concerne l’extramoenia stiamo ancora approfondendo), secondo i dati disponibili (fonte Quotidiano Sanità), consente loro di portare a casa una ulteriore cifra media di circa 17.142 euro all’anno».
«Continuano ad arrivare aumenti, da ogni dove, nella busta paga della dirigenza medica anche se, almeno secondo quanto sostiene l’Ocse, questi professionisti si collocano perfettamente nella media europea: 4 ogni mille abitanti, mentre gli infermieri con un 6.2 ogni mille abitanti sono al di sotto della media UE dell’8.0. Attenzione, perché qui parliamo di piccoli numeri percentuali che, trasformati in valori assoluti, ci indicano fino a 80 mila infermieri in meno nelle nostre aziende sanitarie. Eppure qualcuno ancora asserisce che, con una carenza tra i 65 e gli 80mila infermieri e con un fabbisogno di 35mila unità per ricostruire la sanità di prossimità, in linea con il piano PNRR Missione 6, il problema urgente da tamponare in Italia è quello della carenza medica!».