ALBINIA – «Dieci anni fa il fiume si è portato via un pezzo delle nostre vite» nel giorno dell’anniversario parlano testimoni, soccorritori e le vittime di un disastro senza precedenti che devastò il centro abitato di Albinia e la campagna circostante.
L’onda di piena interessò più o meno tutto il sud della Maremma, lasciando dietro di sé morte e distruzione. Sei furono le vittime: Paolo Bardelloni, Antonella Vanni e Maurizio Stella, dipendenti Enel vittime della frana del ponte di Sant’Andrea, Lina Balocchi, travolta dall’esondazione dell’Albegna mentre viaggiava in auto con il figlio lungo la Maremmana 74, Sirghi Georgeta, trovato nel lago di Burano, e Giovanni Serrati, travolto da un’onda di piena a Capalbio.
Centinaia di migliaia di euro di danni, la scuola elementare di Albinia distrutta, vite che da quel momento non sarebbero state più le stesse: «Ho vissuto quel momento sia da soccorritore che da alluvionato – a parlare è Leonardo Bragaglia, oggi governatore della Misericordia di Albinia – la mattina presto erano allagate solo le campagne, noi aspettavamo gli sfollati in località la Barca del Grazi e li smistavamo tra Albinia e Orbetello, dopo poco è successo l’impensabile. Abbiamo visto i Vigili del Fuoco venire verso di noi rincorsi da una montagna d’acqua, abbiamo faticato a metterci tutti in salvo». Per andare ad aiutare gli altri Leonardo aveva lasciato mamma, moglie e figlia da sole a casa:«Dovevo raggiungerle, sono passato contro l’opinione dei Vigile del fuoco. Quando sono arrivato la falegnameria era già allagata, la casa, e siamo stati fortunati, si è salvata».
Altri due soccorritori, Massimiliano e Massimo, ritornano indietro con il pensiero all’alba del 12 novembre 2012 quando furono chiamati per un intervento a Marsigliana sulle sponde dell’Elsa ma non sapevano cosa si sarebbero trovati davanti: «Sulla strada che collega Albinia a Marsiliana trovavamo dei detriti fino a che, a un certo punto abbiamo visto il fiume esondare, l’onda ci ha mancati di poco. Siamo riusciti ad arrivare vicino all’indirizzo indicato ma era già tutto allagato, la famiglia a cui dovevamo prestare soccorso era già sul tetto. Abbiamo aspettato non ricordo se l’elicottero o il mezzo anfibio che li recuperasse, quando sono arrivati sull’ambulanza piangevano a dirotto, consolati solo dal fatto di essere riusciti a salvare il loro cane».
Massimo, imprenditore agricolo che vive nella zona di Aunti sul fosso del Mangione, con la piena ha perso tutto: «La casa, le coltivazioni – racconta – tutto distrutto, migliaia di euro di danni e abbiamo ricostruito con tenacia e tanta fatica. Ancora però non ci sentiamo al sicuro». Dario, che vive nella stessa zona spiega: «L’acqua non fa crollare le case, te le svuota, rimane solo lo scheletro e a ogni allerta torna l’ansia, il panico, un trauma di cui è difficile anche parlare».
«Stavo viaggiando verso Grosseto, mia moglie aveva appena partorito – racconta il sindaco di Orbetello, Andrea Casamenti – sono stato fermato all’altezza di Fonteblanda e sono stato rimandato indietro, ho scampato la piena per un soffio, avrei riabbracciato mia moglie e mio figlio solo 20 giorni dopo. Come amministrazione abbiamo riattivato la fontana di piazza delle Regioni, è stato un primo simbolo della rinascita e ci siamo impegnati per la ricostruzione della scuola elementare. Le autorità competenti ci dicono che i nostri cittadini oggi sono al sicuro, ma c’è chi ancora chiede garanzie. L’associazione Vita, per esempio, che ha scritto sia alla Provincia che alla Regione per discutere del rischio idrogeologico, lettera che ho firmato anche io insieme ad altri sindaci. Non smetteremo mai di supportare chi ha vissuto quella tragedia».
Domani è il giorno del ricordo, una giornata per non dimenticare, organizzata dalla Parrocchia di Albinia, dalla Misericordia e dall’associazione Vita, che non ha mai smesso di chiedere interventi aggiuntivi di messa in sicurezza degli argini a monte, oltre che a valle, interventi che rallentino i tempi di corrivazione, che in sintesi facciano scorrere più lentamente l’acqua del fiume: «Cerchiamo di tenere sempre acceso un faro su quanto è successo – spiegano dall’associazione – l’ultima volta che siamo stati veramente a rischio era il 2019, continuiamo a chiedere alle Istituzioni che la messa in sicurezza a monte del fiume Albegna venga realizzata in tempi rapidi»