SCARLINO – Un esposto per fare chiarezza sulla pesca con le nasse, sul numero di quelle presenti nel mare di Follonica e Scarlino, sul materiale in cui sono costruite, sui tempi di attività, così da riportare chi le utilizza, attraverso una serie di controlli, al rispetto delle norme. Il documento è stato messo a punto in un’assemblea dei pescatori professionisti della piccola pesca del Puntone di Scarlino riunitisi per parlare della costituzione, nel Distretto di pesca del Golfo, del Consorzio di gestione all’interno del Consorzio N° 3 (Piombino – Castiglione della Pescaia).
Nell’esposto, presentato dall’Associazione pescatori Mare nostrum, si denuncia l’uso indiscriminato delle trappole mobili esercitato in particolar modo da tre pescherecci che non rispettano le regole, calando le trappole in mare in numero troppo elevato rispetto a quanto consentito dalla legge, catturando anche pesci piccolissimi depauperando il mare a danno di tutti quei pescatori che non usano questo sistema di pesca. Le trappole, sottolineano ancora nell’esposto, «non vengono mai portate a terra, e quando esse siano danneggiate, o perse per qualunque motivo, vengono abbondonate e vagano incontrollate nei fondali marini» autoalimentandosi e continuando a mietere vittime.
«I pescatori hanno unanimamente deciso che, poichè le suddette imbarcazioni hanno riempito il Golfo di Follonica con oltre 6000 trappole – afferma il presidente Francesco Paratore -, attrezzo creato interamente da loro (fra l’altro con materiale plastico non biodegadabile) e non autorizzato dai regolamenti, l’Associazione Mare Nostrum chiede l’intervento delle autorità preposte affinché tali imbarcazioni seguamno le normative della comunità europea e nazionale»