GROSSETO – Dopo due anni contrassegnati da uno stop dovuto al problema Covid, finalmente si può tornare a percorrere le strade dell’Etiopia. «Di questi giorni anche la buona notizie della fine delle ostilità fra il Governo centrale e la regione del Tigray che ha causato distruzione nel nord dell’Etiopia» afferma Carlo Cavanna, presidente della Società naturalistica speleologica maremmana.
«Un gruppo di componenti della Società naturalistica speleologica maremmana partirà domenica alla volta di Addis Abeba per poi recarsi nelle regioni del sud. L’associazione frequenta questa nazione dal 1995 svolgendo ricerche archeologiche mirate principalmente a documentare i ripari ricchi di pitture rupestri risalenti anche a vari millenni avanti Cristo».
«In questi anni, in collaborazione con l’Università di Firenze, sono stati documentati oltre 60 siti preistorici con arte rupestre inediti e spesso con il coinvolgimento del Ministero degli affari esteri nell’ambito della promozione e cooperazione culturale».
«Uno di questi, in Harurona Cave, venne documentato nel 1995 e poi fu oggetto di un nostro scavo stratigrafico nel 2002, scavo che portò alla luce migliaia di strumenti in ossidiana e che la datazione al radiocarbonio attribuì a 12mila anni fa. Quest’anno il gruppo andrà a verificare la conservazione del sito che sappiamo viene visitato annualmente da migliaia di studenti. Saranno poi visitati alcuni nuovi siti segnalati dai locali» continua Cavanna.
«Durante le permanenze in Etiopia non poteva mancare la volontà di poter fare qualcosa per la popolazione che in molti luoghi ha veramente bisogno di tutto. Sono perciò stati organizzati dei progetti di aiuti umanitari come Cooperazione internazionale accolti dalla Regione Toscana. Uno di questi ci ha consentito la costruzione di un bacino idrico per uso irriguo e di una strada di alcuni chilometri per poter raggiungere un villaggio molto isolato».
«La popolazione in questione si chiama Manja e alcuni anni fa fu oggetto di studio antropologico da parte della D.ssa Radi Valentina che si concluse con una tesi di laurea su questa popolazione. Anche quest’anno i Manja saranno oggetto della nostra attenzione poiché grazie ad una raccolta fondi sarà possibile contribuire a costruire una Scuola di alfabeto alla quale potranno partecipare anche adulti ai quali potrà servire per trovare migliori condizioni di lavoro.
Altri progetti portati a termine riguardavano la difesa dalla malaria, malattia che ogni anno uccide migliaia di persone. Altro obiettivo di quest’anno sarà quello di dare un aiuto tecnico ad un Centro di ragazzi di strada, denominato Busajo, cosa già avvenuta alcuni anni or sono».