GAVORRANO – «Per me questo è l’ultimo atto: è un riconoscimento al territorio e alle persone che abbiamo incontrato qui, ovvero la consegna della memoria di ciò che è accaduto». Con queste parole l’attore e regista Alfonso Santagata regala, e in un certo senso restituisce, alla comunità gavorranese la testimonianza di dieci anni di lavoro della compagnia teatrale Katzenmacher.
Le principali tappe di questa storia lunga sono raccolte nel suo libro “Teatro della miniera. Dieci anni di amore e rivolta a Ravi”, a cura di Stefano De Matteis e Marì Santagata (ed.Cuepress), che è stato presentato ieri sera, 8 ottobre, al centro congressi degli ex-Bagnetti. Proprio in quei luoghi dove dieci anni fa sono nate le prime idee, si sono svolti i laboratori, poi realizzate in spettacoli teatrali, ieri sera sono tornati tanti amici. Infatti, ad ascoltare le parole di Santagata c’erano tante persone, principalmente i suoi ex allievi della scuola di teatro.
«Non c’è da dire molto: il modo in cui Alfonso è stato accolto questa sera, la dice lunga sul suo operato – ha detto il sindaco Andrea Biondi durante il suo saluto -. Però vorrei anch’io aggiungere un sentito ringraziamento per questi dieci anni di grande cultura e per la dedizione con cui ha arricchito il nostro territorio con il suo lavoro».
«La natura in questo territorio – sono state le parole di Alfonso Santagata – non è solo quella si espone, che vediamo e tocchiamo, ma c’è anche una natura ignota sottoterra che ha tanta forza e un mistero ed è questo il luogo che ci ha accolto. In questi dieci anni, tutti i lavori che abbiamo realizzato, dalla tragedia greca al contrasto con le mafie, per me sono appunto come il frutto di questa terra. Come se in qualche modo i luoghi ci hanno portato alle cose che abbiamo fatto. Soprattutto le persone con cui ho collaborato, le persone qui del territorio che hanno partecipato ai laboratori teatrali, non si sono mai espressi con dei tentativi amatoriali giocosi e basta. C’è sempre stata molta serietà anche se nessuno aveva una preparazione professionale».
A loro, infatti, è stata data una copia del volume come dono reale e simbolico di uno scambio intellettuale, artistico e affettivo durato nel tempo, che mancherà a molti.