GROSSETO – “Il problema degli ungulati e dei predatori sta assumendo su tutto il territorio nazionale delle dimensioni davvero drammatiche”, a dirlo Roberto Berardi, candidato alla Camera dei deputati nel collegio Toscana P02.
“La Toscana del sud, come area a vocazione boschiva e rurale, e con una densità abitativa tra le più basse d’Italia, si trova in prima linea ad affrontare questa problematica che, oramai da anni, sta mettendo a dura prova allevamenti e colture – prosegue -. La proliferazione degli ungulati, con livelli di crescita simili ad un vero e proprio boom demografico, fa da contro altare al crescente grado di aggressività dei predatori, la cui presenza viene oggi registrata anche in aree fortemente antropizzate”.
“La siccità degli ultimi mesi non ha fatto altro che acuire il problema, spingendo lupi e cinghiali ad avvicinarsi sempre di più nelle zone abitate, dove sussiste una piena disponibilità di acqua e cibo. E’ bene però precisare che le cause della proliferazione incontrollata degli ungulati ha origini lontane, che nulla hanno a che vedere con la bufala, montata ad arta da un certo ambientalismo di maniera, e oramai smentita da studi di tracciamento genetico, dell’immissione in Italia di capi provenienti dall’est-Europa”.
“Sono i profondi mutamenti climatici, l’abbandono di vaste aree e diverse pratiche rurali, la riconquista delle aree boschive, l’ampliamento delle zone rifugio le principali concause su cui concentrare l’attenzione per strutturare un piano di intervento efficace e risolutivo. Ciò però richiede del tempo, quello che le aziende agricole e gli allevamenti non possono più permettersi”.
“Per questo motivo è indispensabile attuare delle incisive azioni di contenimento che contemplino, fin da ora, la cattura e l’allontanamento dei predatori e, nel contempo, l’abbattimento degli ungulati. Tra gli interventi da attuare immediatamente c’é sicuramente quello di estendere il periodo della caccia in battuta a periodi più lunghi rispetto a quelli riportati nell’attuale calendario venatorio e dare il via ad un piano integrato “anti-cinghiale” che contempli la compartecipazione attiva di cacciatori, agenti di polizia provinciale e operatori, impegnati sinergicamente nella gestione faunistica venatoria. Di fatto si tratterebbe di estendere a tutto il territorio il piano di contenimento anti-cinghiale applicato con successo all’isola d’Elba”.
“A questo dovrà seguire l’estensione del piano per interventi straordinari per prestiti agevolati annuali e/o quinquennali di conduzione aziendale, con un abbuono in conto capitale per risarcire i danni causati, oltre che da calamità naturali, anche da quelli provocati da predatori e ungulati”.
“Agire subito significa ridurre in maniera significativa la portata del problema già nel breve termine e fare un azione di programmazione che consenta di generare una forte sinergia tra lo Stato e le regioni per affrontare, nel futuro, problematiche di questo tipo”, conclude Berardi.