SCARLINO – I rappresentanti del territorio, delle istituzioni e del mondo politico si schierano a fianco dei lavoratori della Venator che stamattina hanno scioperato di fronte ai cancelli della fabbrica al Casone di Scarlino. Tra loro anche il presidente della provincia Francesco Limatola. «La Venator – ha detto Limatola – ha avviato una procedura che prevede l’esubero di 41 dipendenti. Credo che sia un’azione da respingere subito e con decisione. Venator è importante per il territorio, ma non può utilizzare il ricatto del lavoro e far pagare così alle persone una crisi temporanea che, invece, deve portare allo sviluppo. La priorità, oggi, come sindaco insieme ad altri primi cittadini della provincia di Grosseto, è difendere i posti di lavoro messi in discussione e le famiglie. Dobbiamo tutti lavorare per respingere questa scelta sbagliata di Venator e individuare il percorso perché l’azienda possa crescere e garantire sviluppo».
Sulla grave situazione dello stabilimento del polo chimico del Casone è intervenuto anche il segretario provinciale Giacomo Termine. «Siamo (come sempre in questi 20 anni) al fianco di tutti i lavoratori della Venator di Scarlino. È evidente che Venator utilizza e specula sulla crisi di produzione dovuta allo stoccaggio del gesso rosso per intervenire nel livello occupazionale, probabilmente con l’obiettivo di abbassare il costo del personale a discapito delle maestranze e della stabilità occupazionale, girando le spalle a quelle stesse maestranze che sono la vera ricchezza dello stabilimento, custodi del know how che ha permesso finora di portare lo stabilimento a produrre prodotti ad alto valore aggiunto. È inaccettabile dal nostro territorio in tutte le sue espressioni. Insieme al candidato alla camera dei deputati Marco Simiani, ai sindaci del comprensorio ed al presidente della Provincia di Grosseto Francesco Limatola siamo qui per manifestare vicinanza, innanzitutto, ai 41 dipendenti dichiarati in licenziamento – commenta Giacomo Termine, segretario provinciale del PD – ma anche a tutti gli altri che vivono la crisi di questa importante azienda. Dopo mesi di lavoro intorno alla questione dei “gessi rossi” la discussione rischia di chiudersi. Invece di proposte per la gestione dello smaltimento del gesso rosso ci troviamo a parlare di licenziamenti. Riconfermo quello che abbiamo dichiarato recentemente: lo stoccaggio del gesso rosso si può risolvere seguendo un percorso di trasparenza e responsabilità, senza allarmismi o provocatorie iniziative demagogiche. Il primo soggetto ad avere la responsabilità di proporre è proprio la Venator. L’azienda è una realtà d’impresa importante che non deve contrarre la sua attività, ma rilanciare gli investimenti concretizzando, da un lato, la diminuzione degli scarti di lavorazione, dall’altro, suggerendo soluzioni di medio e lungo periodo con una visione di prospettiva”.
Anche Andrea Ulmi, segretario provinciale della Lega ha espresso preoccupazione. «La crisi della Venator dice il consigliere regionale della Lega Andrea Ulmi – ha raggiunto un livello drammatico con la richiesta dell’azienda di quarantuno licenziamenti. Sono solidale con tutti i lavoratori che oggi hanno scioperato e manifestato. Da tempo la Regione – spiega Ulmi- sta gestendo la crisi industriale dei gessi rossi della Venator con risultati fino a questo punto decisamente negativi. Se da un lato l’azienda non può scaricare sui lavoratori i costi della soluzione di un problema ventennale, dall’altra parte la giunta regionale e gli assessorati all’ambiente e alle attività produttive devono trovare una via di uscita che salvaguardi la salute e la sicurezza dei cittadini, la continuità produttiva del sito e gli importantissimi livelli occupazionali dello stabilimento. L’evoluzione degli ultimi giorni richiede che questa soluzione venga trovata in tempi brevissimi per evitare conseguenze drammatiche per i lavoratori e tutto il territorio circostante. Come ribadito in passato sono a disposizione per partecipare ai vari tavoli istituzionali, cui fino ad oggi non sono mai stato invitato, cercando di dare il mio contributo costruttivo per giungere alla soluzione di una crisi che inizia ad essere grave. Non ci dimentichiamo che insieme ai posti dei quarantuno dipendenti sono a rischio quelli di un numero pari, se non superiore, di persone che lavorano nell’indotto e che una diminuzione di produzione della Venator andrebbe ad incidere anche sulla vicina Nuova Solmine di cui è il principale acquirente di acido solforico. L’azienda – conclude il consigliere regionale della Lega- di soluzioni, negli ultimi mesi, ne ha messe sul tavolo, sta adesso alla Regione valutare quale sia la migliore, dimostrando di avere interesse a mantenere in Toscana uno dei poli chimici più importanti d’Italia».
«Stamani davanti ai cancelli della Venator eravamo accanto ai lavoratori, con sindacati ed istituzioni, e ci saremo anche nel futuro per sostenere con la nostra presenza, quella lotta che non vuole vedere ancora impoverire il territorio di una realtà industriale, l’unica restata in provincia, che dà lavoro a decine di famiglie di dipendenti dell’azienda ed altrettante famiglie dell’indotto» affermano Luciano Fedeli per la segreteria Pci federazione di Grosseto e Daniele Gasperi per Pci area Colline Metallifere. «Ad un’attività che da sola produce 1/3 del PIL dell’intera provincia. Un’azienda che deve avere un futuro in termini di occupazione e produzione, nel rispetto dell’ambiente e della salute pubblica, cosa che può essere fatta solo con un impegno unitario di tutti gli attori del territorio, della Regione Toscana e dei comuni del comprensorio. La decisione di Venator è non solo improvvisa e ingiustificata ma cade in un momento in cui sono attivi tavoli di concertazione, una decisione che sa di ricatto e per questo è inaccettabile e la rifiutiamo. Per uscire dalla crisi è necessario uscire dall’immobilismo che ha caratterizzato anni e anni di non scelte, di assenza di una politica che invece di pianificare ha preferito la strada dell’attendismo per accontentare tutti e finalizzata a mantenere il solo consenso, dimenticando di progettare un futuro certo, sicuro e sostenibile per l’attività, per i lavoratori del territorio e per il territorio».