ALBINIA – Si chiama Liliana Balotti, ha 25 anni, è originaria di Albinia, dove è tuttora residente anche se passa gran parte del suo tempo a Bologna, dove studia Scienze Naturali presso l’Alma Mater Studiorum, e fa un lavoro che in pochi conoscono: è un’astronauta analoga
• Cos’è un’astronauta analoga?
Un astronauta analogo non è altro che una persona che simula sulla Terra una futura missione su un altro pianeta in ogni suo aspetto. Dal cibo, alle ore di sonno, ai cambiamenti della composizione dell’aria, alla routine etc.
Sicuramente torneremo sulla Luna e andremo per la prima volta su Marte e questa volta non saranno missioni di poche ore o giorni ma saranno missioni complesse che dureranno mesi.
Ovviamente, i rischi sono molti e alti e per questo prima di inviare degli esseri umani sulla Luna per esempio per due mesi, si simula sulla Terra la missione in un luogo uguale il più possibile per le condizioni sia ambientali che fisiche a quello che potremmo avere sulla Luna.
Ovviamente, le persone che vengono scelte per condurre queste missioni analoghe seguiranno in tutto e per tutto la routine e le regole degli astronauti.
• Come ci è diventata?
A dicembre 2022, una delle tante compagnie private che si occupano di simulare missioni su Marte o sulla Luna, l’Analog astronaut training center ovvero Centro di addestramento per astronauti analoghi, situata in Polonia, ha aperto le candidature per diventare astronauti analoghi con successivo collocamento in una missione nell’anno a seguire.
Così, un po’ per scherzo e un po’ per mettermi alla prova ho inviato la mia candidatura. Ovviamente con esito positivo, e sono stata assegnata alla prima missione per l’anno 2022 programmata per aprile, chiamata EMMPOL10.
• Quali sono i suoi studi/competenze?
Sin da piccola mi sono appassionata allo spazio. Tanto che quando ero alle elementari passavo le ore a trascrive i libri sulla nascita dell’universo e sulla scienza. Crescendo ho frequentato il liceo scientifico Guglielmo Marconi di Grosseto.
Le mie passioni si ampliano e accolgono anche quella per il volo, tanto che uno dei miei sogni è quello di diventare pilota di aerei ma il sogno più grande è sempre quello di andare nello spazio.
E per diventare astronauti si sa che bisogna arrivare al concorso già preparati e con un bagaglio culturale e di esperienze molto ampio. Mi sono iscritta all’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna presso la facoltà di Scienze Naturali con l’obiettivo di diventare ricercatrice in astrobiologia.
Non a caso la scelta ricade su Bologna e sulle scienze naturali. A Bologna è presente un indirizzo in astrobiologia. Nel mentre ho preso diverse certificazioni tra cui quella di speleologa. La speleologia è una caratteristica fondamentale per diventare astronauta e non a caso. Infatti, gli stessi astronauti prima di andare in missione spaziale vengono addestrati nelle grotte.
Questo perché gli ambienti per quanto possano essere diversi sono molto molto simili. Ad esempio basti pensare che per fare una passeggiata spaziale la strumentazione utilizzata è la stessa delle grotte. Inoltre, ho partecipato con l’università ad una spedizione in Etiopia per cercare le analogie tra Marte e un luogo estremo che si trova lì.
Questo sempre con l’obiettivo di diventare astrobiologa. Ovvero capire come è nata la vita sulla Terra e di conseguenza capire se può esserci stata oppure esserci ora vita su altri pianeti. Grazie alle mie abilità di comunicare la scienza, sono diventata social media manager di un’associazione di divulgazione scientifica che si chiama TiramiScience, di cui si occupa della gestione e condivisione di informazioni scientifiche e di fare interviste a grandi ricercatori e scienziati.
Ho partecipato come speaker a diverse conferenze scientifiche ed è autrice di diversi articoli di divulgazione su riviste. Invitata numerose volte presso l’Agenzia spaziale europea per promuovere lanci di razzi e fare divulgazione scientifica, ad aprile 2022 sono diventata ufficialmente astronauta analoga.
• In cosa consiste il suo lavoro?
Momentaneamente sono ancora una studentessa e di conseguenza non sto lavorando. Ma quello
che vorrei fare nella vita e quindi farne un lavoro è la ricercatrice in astrobiologia. Ovvero, studiare l’origine, l’evoluzione e la distribuzione delle forme di vita nell’universo, cercando di scoprire se esistono forme di vita nate fuori dal pianeta Terra, in particolare modo a livello geologico e quindi capire le correlazioni che esistono tra le prime forme di vita terrestri, le rocce e che applicazioni possono avere in un contesto extra-terrestre.
• Come è allestito (e dove si trova) il laboratorio in cui fa ricerca?
L’Analog Astronaut Training Center (AATC) ovvero Centro di Addestramento per Astronauti Analoghi si trova in Polonia e in particolare nella cittadina di Rzepienik. Si tratta di una società privata volta ad accelerare gli studi scientifici sui voli spaziali umani.
Creato da ex professionisti dell’Agenzia Spaziale europea come ingegneri e scienziati, ha istituito un laboratorio per simulare l’ambiente spaziale per esperimenti scientifici incentrati sulla biologia e la medicina spaziali. L’habitat, così chiamata la struttura che simula la futura “casa” degli astronauti su un altro pianeta, non è altro che un laboratorio scientifico a tutti gli effetti, così come saranno in futuro sulla Luna e su Marte.
Per simulare le condizioni che si avranno sulla Luna e su Marte, non sono presenti all’interno finestre, le quali normalmente servono per avere un contatto con l’esterno e anche semplicemente a far cambiare aria oppure vedere se è giorno o notte; questo per alienare ancora di più gli astronauti analoghi, porre i loro sensi, ancora più sotto stress e vedere come reagisce la mente e il corpo.
Basti pensare a un viaggio su una navicella con tratta Terra-Luna, la giornata non sarà scandita come sulla Terra dall’alba, un tot di ore di sole, il tramonto e la notte, in quel caso ci si trova nello spazio, si può vedere l’alba magari 16 volte in 24 ore come accade nella Stazione Spaziale Internazionale oppure non vederne proprio.
Oppure, l’aria all’interno dell’habitat è sempre la stessa, esistono dei purificatori ma le quantità di ossigeno e gli altri componenti sono ad esempio nella palestra più alti mentre in altre stanze più bassi. Studi importanti che vengono condotti sono soprattutto sull’adattamento mentale a queste condizioni estreme per vedere come la mente riesce ad adattarsi appunto all’assenza di sole, o aria fresca o verdure fresche, e vedere i livelli di stress che condizioni limite che comportano.
Il laboratorio scientifico in cui ho svolto il mio training per diventare astronauta analoga, non è altro che una grande stanza suddivisa in palestra, dormitorio con cuccette per dormire e due laboratori con l’attrezzatura scientifica.
Per quanto riguarda invece il laboratorio in cui ho condotto ricerca scientifica sull’Astrobiologia si trova presso l’università di Bologna, Laboratorio di astrobiologia e geomicrobiologia ed è gestito dalla Dottoressa Barbara Cavalazzi.
• Cosa si prova a vivere in condizioni così straordinarie ed estreme?
E’ estremamente interessante vedere come il proprio corpo si adatta a condizioni diverse, ad esempio all’assenza di luce naturale. Faccio un esempio, la sera prima di partire per la missione abbiamo fatto un survival training in un bosco completamente a l buio, senza torce, dopo qualche minuto gli occhi si erano completamente abituati all’assenza di luce, tanto che riuscivamo a vedere quasi perfettamente il sentiero, distinguere gli alberi o gli ostacoli.
Una settimana dopo, appena usciti dall’habitat di notte non riuscivamo neanche a vedere i nostri piedi al buio e gli occhi faticavano tremendamente e hanno impiegato almeno il triplo del tempo per adattarsi leggermente. Oppure, il silenzio. Nell’habitat sono sempre accese delle ventole, i macchinari degli esperimenti sono accesi 24h perciò il silenzio non esiste, neanche mentre si dorme, ed è incredibile come l’orecchio solamente dopo una settimana se sottoposto a silenzio totale lo percepisce non come tale ma come rumore.
Personalmente per me era la realizzazione di un sogno, essere al posto giusto nel momento giusto. Poter toccare con mano tutti i sacrifici che avevo fatto questo perché mi avevano portato lì, in quel momento. Un passo più vicino allo spazio.
Avere la possibilità di provare queste sensazioni per me è stato estremamente importante e mi ha
fatto sentire molto privilegiata. Privilegiata perché ho potuto vivere un’esperienza che magari non tutti hanno la possibilità di provare per diversi fattori e per questo mi piacerebbe condividerla con tutto il mondo e raccontarla a chiunque perché è grazie ad ogni singola persona che ho incontrato nella vita se ho avuto questa occasione e per questo in qualche modo vorrei ringraziarla facendo conoscere il più possibile questa storia, per fargli vedere che se ci si impegna i risultati si ottengono e se si sogna in grande e non si ha paura di volare, tutto può succedere, l’importante è crederci.
• A cosa serve il vostro lavoro rispetto a quello degli astronauti?
I viaggi nello spazio che siano essi sulla Stazione spaziale internazionale oppure, in un futuro, su Marte implicano molto di più del semplice lancio di un razzo. Questo perché se non ci fosse un equipaggio si compirebbero solamente esperimenti tecnologici ma con equipaggio è il corpo umano e la salute mentale che sono esposti allo spazio esterno.
Per questo le missioni analoghe sulla Terra svolgono un ruolo chiave sotto questo punto di vista. Sono dei test che vengono effettuati sulla Terra in ambienti naturali oppure artificiali isolati in cui viene simulata una missione nello spazio oppure sulla Luna o Marte o a bordo di una navicella.
Non a caso gli stessi astronauti delle missioni Apollo della Nasa prima di partire per la Luna testarono sulla Terra gli strumenti di raccolta dei campioni, i rover, tecniche di sopravvivenza e adattamento ad ambienti estremi. Questa pratica è rimasta tuttora con gli attuali astronauti come detto prima vengono addestrati in grotta per vedere come reagisce il corpo umano al cambiamento dei cicli giorno e notte oppure in capsule che simulano la microgravità.
L’importanza di queste missioni analoghe sulla Terra è proprio quella di studiare i cambiamenti fisiologici, ad esempio, nel corpo umano oppure come si reagisce all’isolamento. Oppure simulare situazioni di rischio in modo da poter applicare protocolli di emergenza sia tra i membri dell’equipaggio che con gli esperimenti e le componenti tecnologiche su cui lavorano in modo da essere certi di come lavorano e lo facciano correttamente.