GROSSETO – “Negli ultimi cinque anni si sono moltiplicate le installazioni di telecamere, ma è evidente, visti gli ultimi fatti di cronaca, che a ciò non ha corrisposto a una diminuzione dei reati commessi nelle strade”, a parlare il consigliere del Pd Stefano Rosini.
“Queste telecamere hanno davvero avuto un effetto deterrente? – prosegue -. Più che altro, forse, è una costruzione che si regge su un’impressione più che su dati verificabili. Le telecamere non garantiscono più sicurezza, bensì danno l’idea di stare più sicuri. Si tratta di due piani completamente differenti. Confonderli significa scambiare la realtà con una sua rappresentazione strumentale. È un po’ come sostenere che una società con più carceri è una società più sicura. Invece, semplicemente, la società più sicura è quella in cui si commettono meno reati, si fa più prevenzione e ci sono di conseguenza meno persone da chiudere in galera. La telecamera è una scorciatoia facile, ma dà solo l’illusione di una paventata sicurezza”.
“La sicurezza nelle città è una questione di sistema che tocca diversi ambiti – va avanti Rosini -, ridurla a interventi spot o di mera repressione può aiutare a prendere voti, ma non a risolvere i problemi quelli veri. Il richiamo alle scorciatoie è forte e generalizzato. Quante volte, anche in politica, sentiamo dire “tagliamo qui, tagliamo là”, e poi o non sono interventi che si possono fare oppure non danno i risultati con i quali ce li presentano? La religione del populismo. Per questo è opportuno tentare di decostruire il ragionamento che è alla base di questa comunicazione di una sicurezza perfetta, ma che in realtà non esiste”.
“A Grosseto l’amministrazione ha dichiarato che la sicurezza della città è sempre stata al centro della sua azione amministrativa e politica, che gli interventi di installazione delle telecamere per la videosorveglianza attestano la validità di quanto finora fatto. Se le telecamere avessero funzionato davvero, però, non avremmo letto gli ultimi fatti di cronaca – dice ancora Rosini -. Il senso di sicurezza reale è ben diverso da quello dichiarato alla stampa. I fatti sempre più crescenti smentiscono anche questo ultimo aspetto, quindi, anche a voler dare per buona la funzione delle telecamere in fase di indagini, ciò non vuol dire che ci sia effettivamente maggiore sicurezza. Perché le indagini si fanno a delitto commesso, ed i crimini commessi in strada, come si è visto, non sono affatto stati calmierati dal maggior numero di telecamere su cui si è investito”.
“L’installazione delle telecamere e la diminuzione dei reati, per agire sulla sicurezza reale, non sono quindi due fattori direttamente collegati – continua il consigliere dem -. E affidare alle telecamere quella che viene declamata come soluzione di tutto è, come si è visto, fuorviante e inefficace ai fini del mantenimento delle condizioni di sicurezza. Forse l’installazione di telecamere può portare qualche beneficio nelle zone illuminate dagli occhi elettronici, ma sposta i reati nelle aree che rimangono al buio. Se il controllo fosse in tempo reale e il riconoscimento fosse più accurato, allora le telecamere potrebbero avere un senso in termini di prevenzione dei reati. Aumentarne il numero non significa comunque incidere davvero sul problema vero di una città che spesso, puntualmente, si ritrova alcune zone della città vittime di gruppetti dai quali è bene tenersi lontano, quando va bene. Quando va male arriva anche la chiamata alle forze dell’ordine”.
“Grosseto si dimostra una città che si candida a capitale della cultura ma che sulla cultura sembra non voler davvero investire. Perché è proprio con quella che si sostituiscono le telecamere. Menti, al posto di occhi virtuali, educazione, al posto di repressione. Ogni piatto che si rispetti è frutto di una ricetta dove si dosano sapientemente gli ingredienti. Quello della sicurezza a Grosseto mi risulta molto freddo e insipido”, conclude Rosini.