GROSSETO – «Nel Giorno della Memoria rivolgo, a nome del comitato direttivo, delle iscritte e degli iscritti della sezione Carla Nespolo di Grosseto un sentito ringraziamento alle autorità civili, al presidente del comitato provinciale dell’Anpi e all’Isgrec per il prezioso e costante lavoro di custodia della memoria. Di tutte le abilità che l’uomo possiede la memoria è, indubbiamente, la più fragile ed incerta».
Così Daniela Castiglione, presidente della sezione Anpi “Carla Nespolo” di Grosseto, in una nota (in foto Tamara Ferretti, referente coordinamento nazionale donne Anpi; Daniela Castiglione, presidente sezione “Carla Nespolo”, Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi).
«L’essere umano, d’altra parte, costruisce se stesso sulla memoria. In sua assenza non sarebbe altro che un albero senza radici. Proprio per questa fugacità, la tradizione ebraica afferma ripetutamente nei testi sacri l’imperativo della memoria attraverso il concetto di “Zakhòr” in contrapposizione al suo opposto, l’oblio, che conduce drammaticamente alla ciclica riproposizione delle sciagure umane. Richiamare alla memoria e non dimenticare, di fatto, non possono che divenire sinonimi, ed in tal senso la Giornata della Memoria è patrimonio collettivo e imprescindibile di tutta l’Umanità».
«Esattamente settantasette anni fa, dal momento in cui vennero dischiusi i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, gli occhi del mondo scoprirono e presero coscienza dell’immane tragedia dell’Olocausto. Una tragedia che in pochi anni condusse a morte violenta sei milioni di ebrei e, al contempo, condannò anche milioni di persone fra le popolazioni sinti e rom, tra gli oppositori politici, i disabili, gli omosessuali e i prigionieri di guerra, insieme a coloro che in modi diversi e tempi diversi si opposero o non vollero collaborare con il fascismo ed il nazismo. Anche la Maremma ha fatto i conti con quell’orrore, come in parte evidenziato dalle pietre d’inciampo collocate all’ingresso del palazzo municipale del capoluogo, dedicate alla memoria di tre deportati politici grossetani uccisi nei campi di sterminio: Albo Bellucci, Giuseppe Scopetani, Italo Ragni».
«Occorre rammentare che il dramma della Seconda Guerra Mondiale ebbe origine in piena modernità, precisamente cento-cinquant’anni dopo la dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino figlia di quella Rivoluzione Francese che in Europa iniziò a scardinare l’Ancien Régime. Il secondo conflitto mondiale, oltre a seminare odio e distruzione tra popoli in realtà fratelli, avvicinò inoltre l’umanità al proprio abisso: “Meditate che questo è stato” è un verso tratto da “Se questo è un uomo” di Primo Levi che, in poche parole, riflette e condensa tutto il valore e l’importanza della memoria. Il verso racchiude non solo la speranza che ciò che è stato non si ripeta, ma anche e soprattutto l’impossibilità della rassegnazione all’orrore, una “memoria della memoria” che deve continuare ad essere custodita nel tempo attraverso le generazioni».
«Ciò che è accaduto in un’epoca a noi tanto vicina, dunque, mostra e dimostra plasticamente che le conquiste di civiltà non possono essere considerate scontate o acquisite per sempre. Ed è per questa ragione che incessante deve anche essere l’impegno delle istituzioni a difesa della Costituzione e della memoria della Resistenza da cui essa è nata. Ciò va fatto per preservare il nostro bene comune per eccellenza, la libertà. La democrazia, anche se imperfetta, rimane il migliore sistema di governo ad oggi noto. Ed è proprio la democrazia che consente a tutti noi, oggi, di essere qui, grati per aver un dono che è costato tanto dolore, sofferenze e vite umane. E’ quindi più che mai doveroso il nostro impegno affinché questo dono sia custodito e reso realmente fertile. La democrazia non può essere ricondotta alla conquista del consenso; deve saper risolvere i problemi e dare prospettiva e speranza alle cittadine ed ai cittadini non lasciando indietro nessuno».
«Da tempo, con le crescenti differenze sociali, con la perdita dei diritti, con la pressante e quotidiana aggressività di stampo neofascista, è possibile cogliere i preoccupanti segni che potrebbero preludere ad un rovinoso riflusso della storia. Una decadenza sociale epocale, resa ancora più rovinosa dalla concomitante crisi sanitaria ed ambientale. Questi segni reclamano un forte impegno unitario di tutti coloro che si riconoscono nei valori della Costituzione, al di là delle diverse collocazioni politiche, verso un Umanesimo rigenerato in grado di rimettere al centro gli esseri umani laddove, oggi, è invece collocato il denaro e l’interesse finanziario».
«La ricorrenza internazionale dedicata alle vittime del nazismo e dell’olocausto rammenta a tutti noi la necessità di sottrarre linfa all’autoritarismo e alla dittatura in modo da poter restituire al mondo libertà e giustizia; rimuovendo la possibilità che i crimini contro l’umanità si ripetano, si onorano le vittime e si rende attuale il messaggio che proviene dal loro sacrificio. Non dimenticare il passato è il primo passo per costruire il futuro».