GROSSETO – Quali sono i fattori di rischio per la crescita economica del nostro Paese? Secondo il 37% di un campione rappresentativo dell’artigianato e delle piccole imprese, composto da circa 1.700 soggetti, analizzato in un’indagine condotta dalla Cna nazionale, è il non aver realizzato le riforme e gli investimenti previsti dal Pnrr, mentre per il 33,5% il potenziale problema è l’instabilità politica.
Dai dati, però, si evidenzia un certo ottimismo per il futuro della propria impresa, mentre spaventano il rincaro dei costi dell’energia e l’inflazione. E l’obbligo vaccinale? Per il 50% degli intervistati è visto con favore, tant’è che viene ritenuto lo strumento più utile per superare la crisi pandemica.
“Sulla questione relativa all’obbligo vaccinale – spiega Anna Rita Bramerini, direttore di Cna Grosseto – i numeri del consenso variano a seconda dei settori: si registra, infatti, l’apprezzamento di un 61,1% degli intervistati che lavorano nei servizi alla persona e del 56% in quelli servizi alle imprese. Discorso completamente diverso, invece, per l’introduzione di un eventuale lockdown per i non vaccinati: è a favore solo il 5,3% del mondo del turismo e il 6,7% dei servizi alla persona”.
“Di contro – continua Anna Rita Bramerini – viene segnalato quanto l’acuirsi della pandemia spaventi il mondo dell’artigianato e delle piccole imprese: secondo il 41,8% la recrudescenza del virus sarà l’elemento che bloccherà la ripresa economica. Una percentuale simile sostiene che anche la scarsità di materie prime e semilavorati potrà mettere in ginocchio la ‘rinascita’ del Belpaese. Il primo posto, con una percentuale intorno al 42%, per il campione analizzato da Cna, se lo prendono però il rincaro dei costi dell’energia e l’inflazione, soprattutto negli ambiti delle costruzioni e delle manifatture”.
E per quanto riguarda il futuro c’è fiducia intorno alla propria impresa, tant’è che il 40% del campione prevede una crescita e quasi un’impresa su cinque pronostica dei risultati migliori rispetto a quelli precedenti la pandemia. Il 30%, invece, s’immagina una realtà decisamente più complessa e difficile. Il 18,3% crede nella ripresa economica italiana anche se le perdite non potranno essere recuperate interamente: solo il 5,4% suppone che l’economia tornerà ai livelli pre-marzo 2020.
I numeri cambiano se si analizza il comparto dei servizi alle imprese: il 53,3% vede un orizzonte positivo, e per la manifattura (43,4%).