GROSSETO – Acqua, risorsa o minaccia? E’ questa la domanda alla quale Cia Grosseto, in collaborazione con Cia-Toscana, ha cercato di dare una risposta nel corso del convegno che si è tenuto nella sede di Grosseto Sviluppo. L’evento fa parte dell’intervento realizzato con il cofinanziamento Feasr del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Regione Toscana Sottomisura 1.2.
Il rapporto tra difesa del suolo e acqua sarà la sfida del futuro, è stato più volte sottolineato durante il dibattito, perché proprio da come sarà gestita questa preziosissima risorsa, che non è infinita, dipenderà il nostro futuro. Anche se il tema ha valenza internazionale, l’incontro che si è svolto in Maremma ha analizzato prevalentemente la questione sotto il profilo locale.
“Se è oramai fuori discussione che i cambiamenti climatici, con piogge sempre più aggressive e concentrate in brevi periodi, sono una delle cause del dissesto idrogeologico – ha affermato Claudio Capecchi, presidente di Cia Grosseto –, altre concause sono sicuramente imputabili alla mancanza di una seria e duratura programmazione dedicata alla gestione della risorsa-acqua, al lento ma costante abbandono delle aree cosiddette marginali, e al conseguente venir meno di tutte le opere necessarie alla regimazione e alla tutela del territorio”.
“Deve essere chiaro che la questione non riguarda solo il mondo agricolo – ha aggiunto il direttore Enrico Rabazzi –. La Maremma è un territorio fragile ed è soggetta ad una sempre maggiore desertificazione a causa della risalita del cuneo salino lungo tutta la costa; negli anni la carenza di acqua ha infatti portato al prelievo in falde per uso domestico, agricolo ed industriale, con conseguenze che rischiano di essere devastanti. Per questo motivo siamo a chiedere una progettualità mirata, che vada ad arginare la carenza idrica del territorio grossetano che potrebbe mettere in ginocchio non solo il mondo produttivo, ma anche quello della popolazione”.
I vertici Cia Grosseto hanno ricordato “le tante sollecitazioni fatte in questi anni per salvaguardare e mettere in sicurezza il territorio grossetano dalle precipitazioni sempre più violente che caratterizzano i mesi invernali e i numerosi appelli fatti per garantire una sufficiente quantità di acqua nei mesi siccitosi – spiegano -. Nei mesi piovosi i letti dei fiumi si innalzano e la preoccupazione è che, con precipitazioni abbondanti, questi non saranno in grado di contenere i corsi d’acqua, con il conseguente allargamento del letto e l’allagamento di campi che si trovano nei pressi, destinati a diventare una distesa di acqua e detriti. Un fatto inaccettabile perché i terreni adiacenti ai corsi di acqua sono quasi sempre coltivati e ogni esondazione provoca non solo un danno alla comunità, ma anche all’agricoltore che vede il suo lavoro compromesso”.
“Se dragare il letto dei fiumi oggi è vietato perché si pregiudica l’apporto di materiale inerte verso il mare, Cia Grosseto rivendica degli indennizzi appropriati e immediati per tutti coloro che subiscono danni ingenti per la perdita del terreno che di fatto diventa cassa di espansione, e che per tornare ad essere produttivo, necessita di investimenti a lungo termine– hanno precisato Capecchi e Rabazzi -. E’ assolutamente necessario procedere con interventi di manutenzione e, laddove questo non è possibile, la politica deve pensare a soluzioni come l’esproprio prontamente pagato, è impensabile trascurare questo aspetto e considerare questi ettari come un bene al servizio di altre priorità”.
“L’acqua però non è solo una minaccia, è anche vita e senza acqua non vi è futuro – è stato ribadito nel corso del convegno -. Per questo servono urgentemente programmazioni per tutelare e non disperdere questa risorsa. Cia- Grosseto è tornata a chiedere alla politica finanziamenti per la costruzione di piccoli e medi invasi lungo il corso dei torrenti o dei fiumi al fine di preservare l’acqua che negli ultimi anni è sempre insufficiente.
“Oggi soffre prevalentemente l’agricoltura – hanno puntualizzato – ma ad essere preoccupata è anche l’industria e non è escluso che a breve il problema si estenda alle città e ai residenti. Poiché poco si può fare per arginare le bizzarrie climatiche, la soluzione è quella di costruire piccoli bacini d’acqua per raccoglie l’acqua piovana che potrà poi essere riutilizzata laddove e quando serve”.
“Investimenti di tale natura non sono regali al mondo agricolo – hanno concluso Capecchi e Rabazzi – ma a tutta la collettività, perché queste costruzioni hanno negli anni dimostrato la loro importanza anche per laminare le piene e hanno garantito una corretta attribuzione di diritti nella distribuzione delle acque”.