GROSSETO – Sul territorio di Grosseto lo sciopero dei lavoratori della scuola indetto da Flc Cgil, Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda Unams ha avuto un’adesione importante. Sono molte le scuole chiuse in città come l’Istituto Comprensivo 2, il Comprensivo 5 e l’Isis Manetti Porciatti. Molti disagi per alcuni plessi rimasti chiusi con molte classi non entrate o uscite prima come all’Istituto Comprensivo 1 e al Comprensivo 4. A macchia di leopardo invece l’adesione nella provincia, dov’è rimasto chiuso il Comprensivo di Porto Santo Stefano e quello Orbetello, diversi disagi nelle altre scuole dovute alla massiccia adesione del personale scolastico.
“La misura è colma – spiega Cristoforo Russo, segretario provinciale Flc Cgil Grosseto-. Chiediamo risorse e riceviamo ‘tavoli’. Il Governo non ha dato segnali concreti, le aperture al dialogo non sono più sufficienti, perché il dialogo con il Ministro è sempre stato franco e aperto e non è mai stato interrotto, ma ora servono misure che diano valore alla scuola, dignità professionale al personale. Nella legge di Bilancio su 33 miliardi di manovra, solo lo 0,6% è stato stanziato per la scuola, una cosa inaccettabile che non rende giustizia ai lavoratori e alla complessità dei problemi della scuola”.
“Il Governo non ha fatto nulla – prosegue Russo – per cercare di dare risposte al personale della scuola rimasto senza atto negoziale per il rinnovo del contratto e senza risorse per un aumento a tre cifre come promesso dallo stesso Ministro. Il che è ancora più grave perché nel Patto per l’istruzione, siglato la scorsa primavera, ben 21 punti erano dedicati alla centralità della scuola e si promettevano interventi, tra le altre cose, su stipendi, classi pollaio e stabilizzazione del precariato”.
“Questo sciopero segna un punto di svolta nei rapporti con il Governo. La responsabilità però è tutta del Governo stesso che ha fatto una scelta di disinvestire sulla scuola seguendo quindi il trend negativo degli ultimi 15 anni. Oltretutto questo è diventato davvero intollerabile dopo due di pandemia durante la quale tutto il personale scolastico ha cercato di continuare a lavorare con dignità nonostante tutta la retorica ministeriale sulla centralità della scuola”.
Sono cinque i temi centrali alla base della mobilitazione:
“Il primo riguarda il rinnovo contrattuale. Servirebbero 350 euro al mese per adeguarsi alla media di uno stipendio della pubblica amministrazione, ma in Finanziaria ce ne sono praticamente zero. Gli appena 87€ di aumento sono stati stanziati nelle leggi di bilancio precedenti, in quella di quest’anno sono previsti solo 12€ per premiare una non meglio definita “dedizione professionale” e quindi neanche per tutti. Un linguaggio insultante, oltre la miseria dello stanziamento previsto, praticamente una mancia”.
“Poi c’è la questione dell’organico Covid, utilizzato durante la pandemia per garantire le misure di sicurezza nelle scuole e per sdoppiare le classi troppo numerose e che è stato prorogato solo per i docenti, escludendo quindi il personale Ata. A Grosseto ad oggi il personale con contratto covid è diminuito del 25 % rispetto all’anno precedente ma soprattutto senza il rinnovo dei contratti covid Ata ci ritroveremo con scuole senza il personale con ripercussioni dal punto di vista delle sanificazioni e dell’organizzazione scolastica”.
“Anche sulle classi troppo numerose non è stato previsto praticamente nulla. Questo è un problema che riguarda anche il nostro territorio in special modo le scuole della città dove in media ogni plesso ha 7 classi con più di 25 alunni. Questo rimane ad oggi un problema che riguarda non solo i docenti ma soprattutto gli alunni e le loro famiglie”.
“Sul personale precario e sulla necessità di stabilizzarlo come ci ricorda spesso anche l’Europa, nessun confronto è stato ancora aperto. Il Patto per la Scuola sottoscritto ad aprile contiene misure che vanno in tale direzione ma a questo Patto non è mai stato dato seguito. A Grosseto spesso il servizio scolastico è garantito grazie alla presenza di lavoratori precari soprattutto nelle scuole diffuse sul territorio provinciale. Come Flc Cgil sono anni che ribadiamo la necessità di disinnescare il sistema che crea precariato nella scuola”.
“Le misure legate a situazioni professionali – conclude Russo -, come quella dei dirigenti amministrativi facenti funzione, o attinenti al lavoro del personale, come il blocco della mobilità previsto per legge, invece che regolato per contratto, sono solo due esempi di misure che possono essere attuate a costo zero, ma è necessaria la volontà politica di farle”.