GROSSETO – «Il 4 novembre di 55 anni fa l’alluvione di Grosseto per le piogge intense ed il conseguente collasso degli argini del fiume Ombrone».
Grosseto al Centro intende «Richiamare l’attenzione del sindaco e presidente della Provincia di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, quale autorità di protezione civile, nei confronti degli interventi necessari per difendere le aree costiere dal rischio di nuove alluvioni».
«I dati registrati dalla rete pluviometrica -affermano – mostrano che in provincia di Grosseto l’intensità delle piogge cadute negli ultimi anni non ha precedenti nei 150 anni di storia del nostro territorio. A causa della “monsonizzazione del clima” le precipitazioni si stanno concentrando nel periodo autunno-invernale, mandando in emergenza il reticolo della rete fluviale, sotto il profilo idrogeologico e idraulico».
«Gli effetti devastanti delle intense precipitazioni in collina si registrano nella pianura alluvionale e litoranea, come con l’alluvione di Grosseto del 1966 e l’alluvione di Albinia del 2012. L’abbandono, rispetto alle coltivazioni, dei terreni di collina, ha portato ad un minore assorbimento dell’acqua piovana, la quale scivola sui crostoni in maniera tumultuosa e torrentizia trasportando le parti solide verso la pianura alluvionale. Nel caso dell’alluvione del fiume Albegna (2012), riguardo alla fertilità dei terreni i danni maggiori si sono avuti nel tratto collinare, a causa dell’erosione laminare provocata dall’intensità delle piogge. I dirigenti del Genio Civile segnalano che negli ultimi anni le portate solide dei fiumi durante gli eventi estremi stanno superando le portate liquide, mentre tutte le infrastrutture di trasporto nel grossetano sono state progettate con le luci sui corsi d’acqua in funzione solo delle portate liquide eccezionali».
«La pianura si difende a cominciare dalla collina – continuano -, operando a monte in modo da abbassare l’onda di piena. Per farlo è sufficiente trattenere, anche per brevi intervalli di tempo, le acque meteoriche in modo che non scendano a valle contemporaneamente acquistando energia cinetica. Un modo è quello di realizzare delle casse di espansione su terreni dedicati alle colture agricole. Tra le norme del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Grosseto, licenziato nel 1999 e attualmente vigente, ci sono quelle che prevedono la realizzazione di piccoli invasi collinari, laghetti capaci di trattenere a monte e restituire in tempi più lunghi le acque meteoriche. Nonostante i progetti preliminari prodotti, queste opere non sono mai state realizzate».
«Degno di nota è il fatto che la restituzione alla rete fluviale delle acque trattenute in alta collina consentirebbe di mantenere le portate dei corsi d’acqua a livelli utili anche nella stagione più siccitosa, in modo da mantenere attiva la ricarica delle falde idriche in pianura con una quota piezometrica che ostacolerebbe la penetrazione del cuneo salino nei terreni costieri. Inoltre i laghetti collinari costituirebbero riserva idrica per le operazioni antincendio».
«Per queste ragioni – concludono – e per scongiurare eventuali future ordinanze di evacuazione, come quella del novembre 2019, Grosseto al Centro invita il sindaco e presidente della Provincia di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, ad aprire un dibattito con la Regione Toscana, le Autorità di bacino ed il Consorzio bonifica Cb6 quali enti territoriali competenti per attivare le fonti di finanziamento atte a realizzare i progetti esecutivi degli interventi sopra citati, ossia le casse d’espansione e i piccoli invasi collinari, anche approfittando delle risorse economiche stanziate dalla Commissione europea attraverso Next Generation Eu per gli obiettivi di tutela del territorio e della risorsa idrica del Piano nazionale di ripresa e resilienza».