CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – Partire verso una qualsiasi destinazione fa pensare, almeno a me, alla prima volta che ho messo piede su in aeroplano. Bisogna tornare anni e anni indietro nel tempo. In effetti la prima volta avevo si e no undici anni.
Non ricordo bene il perché ma alcuni di noi ragazzetti piccoli e qualcuno un po’ più grande (tra questi mio fratello) fummo “estratti” per un viaggio a Milano. Con l’aereo!
Bimotore ad elica con decollo dall’aeroporto di Grosseto. L’aereo era di piccole dimensioni se rapportato a quelli odierni, ma a me sembrò un gigante dell’aria quando scesi dal pulmino in attesa di salire a bordo. Da terra guardavo gli oblò e mi pareva di scorgermi appiccicato al vetro a guardare sotto. Non ero ancora salito sulla scaletta che già mi sembrava di vedere gli Appennini imbiancati.
Una volta salito su quel piccolo aereo mi sentivo un aviatore consumato. Presi posto vicino all’oblò ci appiccicai il naso
guardando la pista. Poi le indicazioni sul comportamento da tenere e l’ordine di agganciare le cinture.
L’aereo cominciò a muoversi lentamente in direzione della pista di decollo con il rombo sempre più forte dei due motori. Poi l’aereo si posizionò in testa alla striscia fermandosi. Il rombo si fece assordante.
Improvvisamente cominciò a prendere velocità fino a quando percepii una sensazione di spinta dal basso. Mi sembrava di essere sul culmine di una cunetta presa a velocità sostenuta. La distanza dal suolo aumentava velocemente fin quando l’aereo non si posizionò perfettamente orizzontale e il comandante disse che le cinture potevano essere sganciate.
Io sempre appiccicato all’oblò ingoiavo il panorama.”Siamo sopra l’Elba“ disse il comandante, e io cercai di ricostruirla come l’avevo vista sulla carta geografica. Purtroppo un paio di nuvolette mi occultavano punta Fetovaia. Che meraviglia!
“Allora era vero quello che si vedeva a scuola appiccicato al muro vicino alla lavagna. La terra vista dall’alto è proprio come quella della carta geografica” pensai. Forse lo pensai ‘ad alta voce’ perché qualcuno mi disse “si, sì è l’Elba, proprio uguale”
Furono più o meno, tra decollo e atterraggio, due ore di emozioni.
Ogni cosa che vedevo mi faceva sobbalzare il cuore. Non vedevo e neppure ascoltavo i compagni di viaggio perché pensavo già a quello che avrei potuto vedere al ritorno, nuvole permettendo.
Anche l’atterraggio con quell’aereo “rimbalzino” fu super emozionante proprio per quella particolare sensazione che provai quando le ruote toccarono la pista e il pilota cercò di mantenere la prua ben direzionata mentre si saltellava un po’.
La permanenza a Milano, un giorno e una notte, fu altrettanto piacevole. Io ricordo però solo la Rinascente con le scale mobili, mai viste prima, e il boomerang che comprai quasi fosse il ricordo dell’Australia. Riportai a casa il boomerang mica la statuetta de Duomo.
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