GROSSETO – I sindacati degli inquilini Sicet Cisl, Sunia e Uniat Uil hanno incontrato i rappresentanti del Comune di Grosseto e del Coeso Società della Salute, per parlare della fine del blocco sfratti, che terminerà il 1 luglio, e del problema degli alloggi di edilizia popolare in provincia di Grosseto.
Un incontro che è servito a fare il punto della situazione e rappresentare agli enti coinvolti le istanze dei sindacati.
«La situazione degli alloggi di edilizia popolare in provincia di Grosseto è preoccupante e ringraziamo gli enti che hanno ascoltato le nostre istanze – dichiarano Giancarlo Di Gioia (Sicet Cisl), Antonio Terribile (Sunia) e Stefano Cherubini (Uniat Uil) -. Le questioni da affrontare sono molte, a partire dalla fine del blocco sfratti del 1 luglio: dopo quella data, infatti, saranno molte le famiglie in difficoltà e si tratta di una questione sociale che riguarda tutti e di cui tutti dobbiamo farci carico».
Tra Grosseto e Follonica sono 250 gli alloggi di edilizia popolare che servono e, negli ultimi quattro anni, le richieste per i comuni di Grosseto, Follonica e Gavorrano sono aumentate del 30 per cento. «Dati che rappresentano solo la punta di un iceberg e che, con l’emergenza economica che stiamo vivendo – sottolineano i sindacati – sono destinati a crescere».
Sono quattro i temi che i Sicet Cisl, Sunia e Uniat Uil pongono all’attenzione: «È necessario quanto prima dare seguito a quanto stabilito durante la riunione in Prefettura di qualche settimana fa, ovvero la costituzione della commissione territoriale, composta dai rappresentanti degli inquilini, dall’Epg e dai Comuni del Lode per coordinare le esecuzioni di sfratto, favorendo il passaggio da casa a casa ed evitando così che le famiglie in difficoltà rischino di essere lasciate per strada; occorre poi dare il via a una mappatura del patrimonio edilizio inutilizzato esistente per capire se può essere riconvertito e destinato al patrimonio dell’edilizia pubblica; allo stesso tempo è necessario individuare dei fondi per poter da un lato acquistare nuove abitazioni da mettere a disposizione della comunità e dall’altro costituire un fondo di sostegno per i locatori in modo che, se i loro inquilini si trovano impossibilitati per un periodo a sostenere l’affitto, possano essere usate le risorse di questo fondo».
«È inoltre fondamentale – sottolineano i sindacati – coordinare le azioni realizzate sul territorio con quanto emerge dal Tavolo permanente regionale per l’emergenza abitativa che si è costituito a Firenze e ha il duplice obiettivo di prevenire e affrontare le situazioni di criticità abitativa, e una ricognizione del patrimonio immobiliare inutilizzato e che possa essere destinato all’emergenza abitativa e sociale. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza mette a disposizione importanti fondi per la coesione sociale: è un’occasione per finanziare progetti di questo tipo, che non possiamo assolutamente perdere».
«Gli incontri fatti finora con le istituzioni sono un passo avanti – concludono – ma adesso dobbiamo mettere in pratica quanto proposto per evitare che il problema della casa mini la coesione sociale».