SCARLINO – In occasione del 77esimo anniversario della liberazione del borgo maremmano, la sezione Anpi locale ripercorre quei giorni drammatici con il racconto di quei giorni e i loro protagonisti.
La commemorazione verrà celebrata insieme all’Anpi di Gavorrano al parco della Finoria il giorno di sabato, 26 giugno, alle ore 17.30.
«Scarlino vanta una tradizione progressista e libertaria già dall’epopea risorgimentale, basti accennare al salvamento di Garibaldi il 2 settembre 1849 e alle successive guerre per l’indipendenza. Anche nella prima guerra mondiale ci fu grande partecipazione di giovani scarlinesi, molti dei quali, per la verità, si rifiutarono di combattere, boicottando una guerra non condivisa: furono i cosiddetti disertori».
«Così all’avvento del Fascismo fu netta la scelta di campo tra aderenti al regime e antifascisti. Vi furono personalità di spicco del nuovo regime come convinti antifascisti che patirono morte e persecuzioni.
Prima vittima Gabriello Dani, capolega dei contadini, ucciso barbaramente in seno alla famiglia l’11 settembre 1921. L’ultima vittima Flavio Agresti partigiano ucciso dalle Ss l’11 giugno 1944.
Dal ‘21 al ‘44: manganellature, battiture, purghe e violenze d’ogni tipo furono all’ordine del giorno verso i compaesani più irriducibili».
«Dopo l’8 settembre del ‘43 molti giovani atti alla leva e/o sbandati andarono a costituire un primo gruppo di resistenti al fine di opporsi al bando repubblichino di presentarsi ai comandi militari per essere arruolati coi nazisti contro gli alleati risalenti la Penisola. Questo primo gruppo si sciolse nell’ottobre successivo a causa di spie infiltrate, ma costituì un seme che rifiorì nel giugno dell’anno dopo, 1944, sotto il comando del tenente Carlo Fabbrini e coordinato dal costituito Cln.
Dall’8 di giugno fino alla liberazione del paese, avvenuta il giorno 22, la banda di Scarlino compì azioni di guerriglia importanti su tutto il territorio: i partigiani Aonio Berretti, Floro Fontani, Silio Tosi, Barberino Barberi e Flavio Agresti hanno lasciato i loro nomi legati a questi fatti».
«Quando le avanguardie alleate, al comando del capitano Albin Pasteur Dearing, giunsero in paese il 22 giugno alle ore 13, a bordo di polverose camionette non spararono neanche un colpo, il paese era già stato abbandonato dalle autorità fasciste e dai nazisti che stazionavano nella piana tra Scarlino e Gavorrano.
Il giorno successivo, 23 giugno, il capitano Dearing intendeva procedere alla liberazione di Follonica a suon di cannoneggiamenti».
«La cosa non piacque ai nostri partigiani, che si offrirono di procedere loro stessi alla liberazione della cittadina, ingaggiando combattimenti financo a corpo a corpo, casa per casa, onde stanare gli occupanti nazifascisti, che inseguirono fino a Montioni ed oltre, accompagnando così la risalita degli alleati verso il nord ancora sotto il controllo della Rsi.
Così Follonica fu oggetto di un atto di amore salvifico da parte degli scarlinesi.
Quelli che seguirono furono giorni di lutto, ma anche di grandi e luminose speranze che poi, pian piano, si spensero al vento gelido della guerra fredda. Molti furono i fascisti che la fecero franca e che, anzi, rimasero ai loro posti nei gangli vitali dello Stato: esercito, magistratura, scuola ecc. in funzione anticomunista, antisovietica».