GROSSETO – «A distanza di circa 4 anni dai nostri accorati appelli, oggi possiamo affermare con convinzione, alla luce di un interessantissimo dibattito tematico tutt’oggi in corso, che la demolizione del cosiddetto “ecomostro” roselliano sia stata un grave errore strategico di questa amministrazione, l’ennesimo», a dirlo Francesca Amore, consigliera del Movimento 5 Stelle.
«Una mancanza di visione – prosegue -, nonché una palese opportunità persa. Le nuove linee guida sulla qualità della architettura definiscono chiaramente la volontà di “ricucire città e territori, recuperando edifici, spazi, ponti, orti, mercati, corridoi urbani ed extraurbani abbandonati. Ristrutturare, anziché demolire, ripristinare, anziché gettare”.
Tema attualissimo quindi è quello dell’enorme patrimonio di edifici non finiti che insiste nelle città italiane. Dal punto di vista politico strategico ed ambientale, la demolizione di questi involucri appare da qualche anno lo scenario meno indicato in termini di impatto ambientale (costi esorbitanti e smaltimento dei residui).
La tanto inflazionata rigenerazione dei luoghi contempla e spinge fortemente, oggi più che mai, verso il riscatto della “rovina” puntando su un riuso a sostegno delle numerose esigenze della collettività. Si parla di terza via, ovvero, riprogettare, disegnare, riscrivere aprendo la strada alla possibilità di nuovi spazi pubblici o di interesse sociale.
Nascono quindi piani industriali nell’ottica del riuso di involucri abbandonati. Il collegio degli ingegneri del Trentino, ad esempio, presenta un progetto dal titolo “sedotti e abbandonati”. Nascono piattaforme web di business design che uniscono molteplici soggetti interessati ad una azione corale di riuso con finalità culturali / sociali /occupazionali. “Riusiamo l’Italia”, il portale che si sviluppa con lo scopo di trasformare spazi in luoghi.
Molte, fortunatamente le azioni intraprese sia dal privato che dal pubblico in questi anni. Come ha affermato recentemente il ministro Cingolani “la correlazione fra un Pianeta in salute e una società giusta è il vero obiettivo della transizione ecologica” che deve essere affrontata attraverso un’ottica glocal.
E’ evidente che i progetti di bonifica, recupero e rifunzionalizzazione dei complessi dismessi siano considerati oggi i nuovi cardini di una transizione ecologica, capaci di attirare originali modelli economici e raggiungere velocemente gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
Ad affermare ciò è il Politecnico di Milano attraverso la voce del suo docente di Urban Planning e Urban Design.
La carenza abitativa legata alla crisi economica, la mancanza di luoghi di aggregazione di collaborazione e condivisione del lavoro, la mancanza di luoghi per la cultura, dovevano trovare una amministrazione pronta a cogliere le diverse opportunità ereditate dalla storia, che aspettavano semplicemente di essere riconosciute e riscattate.
La via della demolizione di contenitori perfettamente idonei ad ospitare diverse finzioni la si deve ad una scarsa visione di insieme che, come abbiamo imparato ad osservare in questi lunghi 5 anni, mira al facile consenso popolare puramente propagandistico e che mal si lega con la nascita di quella auspicata proiezione di mondo necessaria alla sopravvivenza delle future generazioni», conclude.