GROSSETO – Da oggi su Il Giunco.net “Una canzone al giorno”, un nuovo appuntamento alla scoperta della musica italiana, e non solo. Aneddoti e curiosità che hanno accompagnato la società nei suoi cambiamenti, parole che raccontano la storia di tutti.
Non potevamo non iniziare questo appuntamento e salutare il nuovo mese con Canzone del maggio di Fabrizio De Andrè.
E’ il 2 ottobre 1973, e in Italia esce uno degli album più importanti della musica italiana: Storia di un impiegato.
«La “Storia di un impiegato” – spiegava De Andrè in un’intervista alla Domenica del Corriere del gennaio del ’74 – l’abbiamo scritta, io, Bentivoglio, Piovani, in un anno e mezzo tormentatissimo, e quando è uscita volevo bruciare il disco. Era la prima volta che mi dichiaravo politicamente e so di aver usato un linguaggio troppo oscuro, difficile, so di non essere riuscito a spiegarmi».
Come spesso accade nei dischi di De André, le canzoni sono collegate fra di loro da un filo narrativo: i pezzi dell’album raccontano la storia di un impiegato che, dopo aver ascoltato un canto del Maggio francese, entra in crisi e decide di ribellarsi, senza però rinunciare al suo individualismo. Le canzoni che seguono raccontano la presa di posizione solitaria dell’impiegato, poi l’esperienza fallimentare della violenza e infine, in carcere, la presa di coscienza del bisogno di una lotta comune.
“Storia di un impiegato” si apre proprio con “Canzone del maggio”, che trova nelle proteste del ’68 il suo sfondo, dove la storia del giovane impiegato prende vita. Il testo è liberamente tratto da un canto del Maggio francese del 1968 di Dominique Grange. Quando De André si mette in contatto con Grange per pubblicare il pezzo, la cantante francese decide di regalarglielo, e non gli chiede neanche i diritti d’autore. In un primo momento De André si limita a tradurre il brano dal francese, ma in seguito lo modifica, rendendolo più vicino alla realtà italiana e trasformandolo in quella “Canzone del maggio” che noi oggi conosciamo.
«Un impiegato ascolta, cinque anni dopo, una delle canzoni del maggio francese 1968 – spiegava De Andrè parlando di “Canzone del maggio” -. É una canzone di lotta: ricorda i fatti accaduti durante la rivolta nata dagli studenti e, rivolgendosi a quelli che alla lotta non hanno partecipato, li accusa e ricorda loro che chiunque, anche chi in quelle giornate si è chiuso in casa per paura, è ugualmente coinvolto negli avvenimenti». Tutto dunque sta in quel Per quanto voi vi crediate assolti / Siete per sempre coinvolti.
E adesso chiudete gli occhi, premete play e fatevi trasportare in quegli anni, quando la “fantasia era al potere” e la storia del nostro impiegato era il grido comune di una generazione.
TESTO
Anche se il nostro maggio
Ha fatto a meno del vostro coraggio
Se la paura di guardare
Vi ha fatto chinare il mento
Se il fuoco ha risparmiato
Le vostre Millecento
Anche se voi vi credete assolti
Siete lo stesso coinvolti
E se vi siete detti
Non sta succedendo niente
Le fabbriche riapriranno
Arresteranno qualche studente
Convinti che fosse un gioco
A cui avremmo giocato poco
Provate pure a credervi assolti
Siete lo stesso coinvolti
Anche se avete chiuso
Le vostre porte sul nostro muso
La notte che le pantere
Ci mordevano il sedere
Lasciandoci in buonafede
Massacrare sui marciapiede
Anche se ora ve ne fregate
Voi quella notte, voi c’eravate
E se nei vostri quartieri
Tutto è rimasto come ieri
Senza le barricate
Senza feriti, senza granate
Se avete preso per buone
Le “verità” della televisione
Anche se allora vi siete assolti
Siete lo stesso coinvolti
E se credente ora
Che tutto sia come prima
Perché avete votato ancora
La sicurezza, la disciplina
Convinti di allontanare
La paura di cambiare
Verremo ancora alle vostre porte
E grideremo ancora più forte
Per quanto voi vi crediate assolti
Siete per sempre coinvolti
Per quanto voi vi crediate assolti
Siete per sempre coinvolti