FOLLONICA – E’ nato a Follonica, dove attualmente vive, ha una laurea in Chimica, un baccalaureato in Scienze Religiose ed una grande passione per la letteratura e la poesia. Nel 2017 vince la V edizione del premio nazionale di poesia Cipressino d’oro-Bonesini for Kiwanis con la poesia “Granelli di sabbia” e lo scorso anno, con la poesia “Conchiglie”, Sergio Pieri, che ringrazio per avermi concesso questa intervista, è stato il vincitore della sezione C –poesia a tema “ il mare” della XIV Edizione del Premio Letterario Nazionale di poesia e Racconto breve-Città di Livorno.
Sergio che cosa è il mare per te?
E’ una fonte continua d’ispirazione. Sono nato a Follonica e vi ho passato in pratica tutta la mia vita e se c’è una cosa che la caratterizza, è proprio il mare con le varie tonalità di azzurro nelle diverse stagioni. Il mare inoltre ha un rumore dolcissimo e se lo sai ascoltare ti racconta storie, stagioni, amori, passioni, ma anche desolazione, sofferenza e morte.
Qual è il legame che tiene stretti i tuoi studi di chimica alla tua passione per le parole?
Parlare di legami a un chimico è un invito a nozze, un po’ come per uno scrittore parlare di romanzi, racconti brevi, contenuti, personaggi o per un poeta di rime, figure retoriche, metrica, musicalità dei versi. La chimica ci parla di affinità, di passioni tra atomi e molecole che raggiungono la pace dei sensi, in amplessi alle volte leggeri, altre volte poderosi e intriganti e talvolta così forti da essere distruttivi. Come tra le persone.
Da giovane studente alla Facoltà di Chimica di Pisa, secoli fa, studiando le proprietà della chimica organica aromatica, rimasi sorpreso, e ne sono ancora, da una frase di un grande chimico dell’800, Augusto Kekulè, 1865 , che cito a memoria: “Signori, impariamo a sognare e forse intuiremo la verità”. Ciò che cerco di fare ogni giorno, anche se ogni giorno sogno e verità sembrano lontani. Ma continuo a cercare.
E che cosa mi puoi dire del tuo costante impegno nel volontariato?
C’è stato un periodo della mia vita in cui pensavo di tradurre tutto in numeri ed equazioni, poi ho scoperto che l’equazione più importante era l’amore di mia moglie, Luciana, con cui ho provato a sognare per più di cinquant’anni, condividendo con lei la profondità delle emozioni, della vita, della poesia. Con la Fede, riscoperta nella maturità, ho cercato di dare anche un senso pratico alla Speranza, e questo attraverso un impegno costante nelle opere di Carità senza le quali è abbastanza difficile testimoniare compiutamente la Fede stessa.
In questo senso da molti anni sono il responsabile del Coordinamento Interparrocchiale Opere Caritative di Follonica, e attraverso quest’associazione cerchiamo di farci prossimo alle situazioni di marginalità del territorio e dintorni.
Nell’Ottobre 2019 esce la tua opera narrativa “ Lettere a Celestino e altre storie” pubblicato tramite la piattaforma di self publishing Youcanprint. Chi è Celestino?
Cerco di rispondere attraverso la descrizione sintetica dell’opera stessa. Chi conosce già Celestino Marroni di Follonica, giudice di pace e uomo di carità, cominci pure a leggere dall’inizio questo libretto, dove troverà un epistolario indirizzatogli dall’amico Sergio Pieri: epistolario utile, ancorché immaginario, a fornire informazioni sulla situazione di questa città della maremma toscana, sotto più aspetti, da quello sociale – caritativo a quello socioculturale.
Chi invece non lo conosce, inizi dalla fine, perché nell’epilogo troverà, attraverso le parole del figlio Alberto, un efficace ritratto di Celestino ricordato da un adulto ma colto con gli occhi di un ragazzo che cresce in un ambiente dove la carità a tutto tondo, sempre e per chiunque, era legge ed era vita.
Lo scorso dicembre è la volta di “I giorni della speranza-Poesie dalla terra al cielo” edito da Icone Edizioni Roma. Me ne vorresti parlare?
Questa raccolta di poesie copre un periodo abbastanza lungo, addirittura venti anni della mia vita. È un lento percorso, soprattutto è un percorso dell’anima verso la Speranza. Le poesie sono il frutto di emozioni vissute attraverso l’incontro con persone che hanno lasciato un segno; raccontano di esperienze dolorose e di sofferenze ma anche di amore, di momenti felici e di passioni in cui prevale di solito la nostalgia. Alcune composizioni sono ispirate dallo spazio e dal tempo e in questo sono stato fortunato avendo vissuto quasi tutta la mia vita in un posto meraviglioso come il golfo di Follonica.
“La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno ed il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle”. Sono parole di Sant’Agostino. Tu Sergio come ti senti di commentarle?
Indubbiamente dopo tanti anni della mia vita passati in prossimità di persone in difficoltà, mi sono accorto che lo sdegno per situazioni “immutabili” alle volte è grande, e si può perdere il coraggio, può venir voglia di tirare i remi in barca, di mettersi le pantofole. Però c’è una frase che in questo periodo mi ronza costantemente in testa e con la quale vorrei concludere questa breve intervista. E’ di un autore brasiliano meno noto di Sant’Agostino ma che cerca di dare una risposta, a suo modo, alla voglia di lottare comunque: “Se non ci sono stati i frutti, è valsa la bellezza dei fiori. Se non ci sono stati i fiori, è valsa l’ombra delle foglie. Se non ci sono state le foglie è valsa l’intenzione del seme” (Henrique de Souza Filho).