MARCO GRILLI
“PER NOI IL TEMPO SI E’ FERMATO ALL’ALBA”
STORIA DEI MARTIRI D’ISTIA
EFFIGI EDITORE, ARCIDOSSO, 2014, pp. 224
Come dice il sottotitolo il libro racconta la storia popolarmente conosciuta a Grosseto come quella dei martiri d’Istia, gli undici ragazzi renitenti alla leva e sbandati dell’esercito regio che il 22 marzo 1944, rastrellati dai fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana con l’appoggio di un battaglione di tedeschi nella macchia di Montebottigli nel comune di Magliano in Toscana e fucilati dopo un processo farsa a Maiano Lavacchio.
Tutti gli anni viene commemorato l’eccidio per l’impegno alla memoria dell’ANPI e degli enti locali del territorio costituzionalmente preposti. Il libro è una ricostruzione della strage con grande precisione storica, basata su una vasta documentazione che la mette fuori da ogni dubbio. L’autore, Marco Grilli, è un giovane ricercatore dell’Istituto Storico Grossetano della Resistenza e dell’Età Contemporanea alla sua prima produzione editoriale.
La strage di Maiano Lavacchio è inserita nel contesto storico della Resistenza nazionale e grossetana, della ritirata dell’esercito nazista e del ruolo dei fascisti repubblichini nel supporto feroce dato a loro e nel tentativo disperato di reclutare un esercito, a cui prima delle formazioni partigiane, che erano allora agli esordi, si opposero i civili, i quali pagarono un prezzo altissimo. In provincia di Grosseto nei 10 mesi di Resistenza (dall’8 settembre del 1943 al 15 giugno 1944, in cui avviene la liberazione di Grosseto) si contano circa 4.000 caduti.
Il libro ha molti pregi tra i quali quello di dimostrare che quella di Maiano Lavacchio è una strage tutta fascista. Fascista era la spia, che condusse alla cattura; fascista il grosso dei militi del rastrellamento; fascista il falso tribunale che li condannò a morte nella “scuolina” di Maiano, fascista il plotone d’esecuzione; fasciste le autorità che promossero l’azione e se ne vantarono, pagando premi in denaro a chi l’aveva eseguita. I tedeschi parteciparono solo alla fase iniziale del rastrellamento e lasciarono tutto il lavoro sporco ai fascisti italiani. Nessuno pagò per questa infamia, il processo tenutosi in Corte d’Assise a Grosseto nel 1946 comminò 8 condanne a morte mai eseguite e molti anni di carcere, in gran parte condonati e amnistiati.
Il mandante principale, il capo dei fascisti grossetani, Ercolani, scontò meno di 5 anni di carcere. Come dice il libro nel 1995 una fonte fascista (una pubblicazione dei reduci della repubblichina di Salò) ha considerato la strage “un errore politico”, non riconoscendone quindi l’infamia di aver ucciso un gruppo di giovani disarmati, che avevano il solo torto di non voler combattere per Mussolini a fianco dell’invasore tedesco. Grilli dice che in proposito non vi è stata “una memoria divisa”, come è successo per molti episodi della Resistenza e della guerra civile, a seconda delle parti in campo. Ma una divisione ancora c’è se la valutazione della parte fascista è quella dell’errore politico. E’ ovvio che il mancato riconoscimento di essere stati dalla parte sbagliata ostacola ogni processo di pacificazione nazionale come da più parti (anche a sinistra) è stato sostenuto negli ultimi anni.
Il libro pubblica anche una sintesi della sentenza del “processone” e in appendice un racconto di Guido Gianni sulla strage, intitolato “Nell’ombra delle stelle”.