GROSSETO – Su promozione e accoglienza turistica è tempo di tornare al “vecchio”, che è di gran lunga meglio del nuovo. O meglio, del nuovismo ideologico che porta solo disgrazie. Come quello che ha ispirato l’azzoppamento delle Province, senza avere il coraggio né di eliminarle, né di sostituirne la funzione d’area vasta con qualche altra soluzione efficace. Solo per esibire al volgo lo scalpo della presunta riduzione dei costi della politica.
Il populismo che prima incoraggia gli spiriti animali dell’opinione pubblica, e poi si trova inevitabilmente ad inseguirli come «il cane che si morde la coda», è uno dei mali peggiori di questi ultimi vent’anni. C’è cascato dentro con tutti i piedi anche il centrosinistra. Che ha commesso l’errore ingenuo e fatale di pensare di recuperare consensi scegliendo il terreno congeniale ai populisti di professione, con scelte demagogiche come la “riforma” del Titolo V della Costituzione. Di cui vediamo i disastrosi risultati nella gestione sanitaria della pandemia da parte delle Regioni. O come la degradazione del ruolo delle Province, che fra le altre ha generato la scomposizione dei territori provinciali. Con quelli come il nostro – privo di città specchietto come Firenze, Siena, Pisa o Lucca – che hanno perso visibilità e sono praticamente scomparsi dai radar del turismo internazionale.
Posto che nonostante tutto, abbiamo la fortuna d’essere parte della Toscana – uno dei brand turistici più forti e conosciuti al mondo, che se la gioca alla pari con interi Stati nazionali – l’obiettivo minimo è recuperare sul terreno del marketing di destinazione e della qualità di accoglienza e informazione. Ovverosia avere un unico portale internet provinciale, com’era www.turismoinmaremma.it, e un progetto diffuso di informazione sul territorio, com’era il Mitup (Maremma informazioni turismo unico provinciale), che metteva in rete uffici turistici, Pro loco e associazioni, e faceva leva su un back desk di operatori che seguivano portale, facebook, instagram e twitter. Insomma, l’architettura dell’incoming turistico, a sua volta integrata col portale regionale www.visittuscany.com, messa a punto dall’ex (rimpianto) direttore dell’Agenzia di promozione turistica, Francesco Tapinassi.
Ma come fare? Visto che il passato non torna, e che sarebbe velleitario riproporre oggi di resuscitare un modello di gestione che non c’è più?
Il tema è quello di raggiungere gli stessi obiettivi tenendo conto del modello organizzativo attuale, che la Regione ha impostato sugli Ato turistici – Maremma sud, centro e Amiata – per sostituire la defunta Agenzia di promozione turistica, emanazione della Provincia.
Semplificando molto, oggi i nodi dirimenti sono due. Il primo è che gli Ambiti turistici ottimali sono troppo piccoli e scompaiono nei mercati nazionale e internazionali delle destinazioni turistiche, molto competitivi e sui quali servono risorse ingenti e buone idee per distinguersi e farsi notare. Per cui, alla fine della fiera, riescono a tenere la scena solo destinazioni già forti da tempo, come Castiglione della Pescaia, Orbetello e Monte Argentario. E tutte le altre in secondo piano, fuori da un quadro unificante come la Maremma, a sua volta collocata come territorio della Toscana. Senza la quale oggi non esisterebbe.
Il secondo nodo riguarda la divergenza delle strategie dei Comuni, sia nei rapporti fra Ambiti diversi, sia all’interno degli Ambiti. Con episodi anche un po’ grotteschi di “concorrenza” fra simili, come nel caso del recente video realizzato dal Comune di Grosseto per promuovere il proprio pezzettino dell’area protetta della Diaccia Botrona. La cui porta d’accesso è notoriamente a Castiglione della Pescaia. Un modo come un altro di buttare un po’ di soldi in campagna elettorale.
Tutto questo, poi, s’inserisce nella crisi più generale del modello di promozione e accoglienza del turismo maremmano. Momentaneamente offuscata dai “successi” indotti nel 2020 dal Covid, che con gl’Italiani bloccati in Italia la scorsa esatte ha portato molti vacanzieri a scegliere la vicina Maremma. Un’illusione ottica che se non valutata per quello che è, genererà aspettative che poi saranno disattese.
Detto questo, riorganizzare un efficace portale provinciale che fornisca anche contenuti elaborati in loco a quello regionale (Visittuscany), e riorganizzare una rete integrata ed omogenea negli standard di punti d’informazione e accoglienza turistica, con un back desk unitario di gestione, richiede senza dubbio risorse ingenti. Ma soprattutto un approccio non campanilistico da parte degli Enti locali, e un po’ di visone da parte degli amministratori. Al di là delle loro appartenenze politiche.
Come finanziare l’impresa non sarebbe difficile. E il modo ce lo suggerisce l’attuale dibattito nel comune di Follonica, che ha opportunamente deciso di estendere la tassa di soggiorno ad aprile e maggio, e alle seconde case date in locazione turistica. Una scelta lungimirante che segue quella già fatta da un paio d’anni dal Comune di Castiglione della Pescaia.
Se tutti i Comuni applicassero allo stesso modo la tassa di soggiorno, e decidessero con un po’ di visone lunga di consorziarsi su base provinciale per finanziarci promozione, sito internet e rete d’accoglienza, il gioco sarebbe fatto. E i soldi avanzerebbero pure.
Così facendo, in definitiva, sarebbe facile tornare a quel “vecchio” modello operativo che cinque anni fa stava cominciando a trasformare la nostra offerta turistica. Prima che l’intuizione fosse abortita per la scelta demagogica di correre dietro ai populisti, e depotenziare le Province invece di riformarle. Finendo così per buttare via il bambino con l’acqua sporca.