MAGLIANO IN TOSCANA – Maestoso e unico: come ogni entità antica porta con sé un numero di storie e leggende indefinito. La sua età viene stimata intorno ai 3mila anni. Stiamo parlando dell’Olivo della strega, l’albero più vecchio della Toscana e tra i più longevi d’Italia e d’Europa, che si trova in Maremma, a Magliano in Toscana, in un oliveto accanto alla chiesa romanica della Santissima Annunziata.
La pianta è composta da due ceppi: uno, il vecchio albero, con età intorno ai 3000-3500 anni, databile quindi intorno al 1000 a.C., ormai morto, che ha formato la gigantesca e particolare base su cui è nato il nuovo pollone, prolungamento del vecchio e diventato albero, che sembra avere almeno due secoli di vita.
Del vecchio olivo non rimane che un tronco rugoso e contorto, ma ancora vegeto con un pollone in frutto. La pianta è ormai un monumento ed è stata fatta una recinzione per proteggerla.
L’Olivo della strega appartiene al tipo Olea europea, presenta un enorme tronco, con circonferenza alla base di 8 metri e mezzo, ma non è molto sviluppato in altezza, tanto che non arriva a 10 metri, misura non molto rilevante se pensiamo che ci sono olivi che giungono fino a 20 metri di altezza.
La parte viva dell’Olivo della strega si trova rivolta a sud. Infatti, osservando il groviglio del legno contorto della vecchia pianta, si nota che nel corso dei secoli le parti più antiche sono morte e sono state sostituite da altre più giovani, vista la capacità dell’olivo di rigenerarsi dalla ceppa, così risulta quasi che abbia subito uno spostamento verso sud, lasciando a nord le parti morte del tronco. Si può rilevare come l’olivo si sia spostato nel corso del tempo lungo l’asse nord-sud, muovendosi lentamente verso sud, forse cercando una migliore esposizione, con un movimento talmente lento da risultare impercettibile ai nostri sensi.
Le notizie storiche relative a questo olivo risalgono solo agli inizi dell’800, cioè quando fra il 1795 ed il 1806 Giorgio Santi fece i suoi “viaggi” attraverso le province di Siena e Grosseto. Giunto a Magliano, e portato al cospetto dell’olivo “miracoloso”, scrisse: «Egli è vecchissimo ed il suo pedone da me misurato vicino a terra era piedi 30, il che lo rende, io credo, il gigante degli olivi».
Da lì, sono numerosi gli scritti che fanno riferimento all’Olivo della strega – sempre definito “colossale”, “gigante”, “maraviglioso” – ma senza mai chiamarlo così, segno che forse tale definizione sia solo un retaggio popolare o quanto meno sia nata in un secondo tempo, nelle nelle tradizioni che raccontano le leggende del territorio.
E sono proprio le leggende tramandate a dar vita alla storia dell’Olivo della strega, a regalargli un ruolo fondamentale nei racconti fantastici che vedono nella Maremma lo sfondo ideale. Le leggende sull’olivo più grande della Toscana raccontano che intorno all’albero si consumavano riti pagani e che, dopo l’invocazione dei sacerdoti, la pianta si contorceva in modo incredibile assumendo forme inquietanti.
Durante il Medioevo, invece, erano le streghe di Maremma a ritrovarsi ai piedi dell’olivo per esaltare il diavolo con i loro sabba. E la leggenda più diffusa racconta di una strega che ogni venerdì, durante i suoi riti sabbatici, danzava intorno all’olivo, costringendo così la pianta a contorcersi fino ad assumere le forme attuali. Al termine del rito la strega si trasformava in un enorme gatto dagli occhi di fuoco e rimaneva a vegliare l’albero tutta la notte.
Al di là delle leggende, alcune figure si possono realmente intuire in quel tronco e in quei rami così proteiformi, soprattutto in certe ore del giorno, come verso il tramonto, quando le ombre cominciano a creare delle vere e proprie suggestioni. Fino agli anni ’40 del ‘900, si potevano distinguere in alto, su un ramo centrale, la faccia di un uomo o di una vecchia, e sul tronco la figura di un grosso gatto in atto di arrampicarsi, e, accanto alla testa dello stesso ,il profilo di una donna con i capelli lunghi. Queste immagini oggi non si vedono più, ma esistono delle foto che le ritraggono e ne confermano la presenza.
Ma tra le foto più famose scattate all’Olivo della strega c’è quella che ritrae, in un lunedì di Pasqua dopo la fine della seconda guerra mondiale, il corpo della banda filarmonica del paese, composto da 40 orchestrali, con relativi ottoni ed il maestro: questi stavano sui suoi rami, nascosti fra le foglie, suonando i loro strumenti davanti agli abitanti del paese. Si dice: «La musica usciva come se fosse nata e suonata dall’olivo stesso».
Fonte: it.wikipwdia.org