GROSSETO – «Bar, pub, ristoranti e le altre attività del food sono al limite: senza ristori immediati, e ben più consistenti di quelli ricevuti fino ad ora, migliaia di imprese falliranno». È un grido di allarme disperato quello lanciato da Massimiliano Mei, presidente provinciale Fiepet Confesercenti.
«I problemi sono molteplici – prosegue Mei – questo è un settore che sta rischiando di scomparire, perché un conto è stare chiusi un mese e un conto un intero anno. Ci si piena la bocca con la stagione estiva che è andata bene: ma tre mesi non ripianano un anno senza lavoro; inoltre le città d’arte hanno sofferto anche d’estate».
«Non si può pensare di inasprire ulteriormente le limitazioni impedendo l’asporto nelle attività di bar dopo le ore 18. Se il problema sono le persone che prendono il caffè e poi stazionano fuori dai bar, si facciamo controlli e multe ai clienti, non si dia la colpa ai baristi. L’emergenza economica del settore è già insostenibile. Prolungare ancora le restrizioni e introdurne di nuove vuol dire dare il colpo di grazia alle imprese. Nonostante non fosse sufficiente a recuperare quanto perso con le restrizioni, in questi mesi l’asporto ha permesso a molte attività di galleggiare. Oltre a quello economico, il divieto di asporto rischia anche di avere un impatto psicologico sugli imprenditori, che si vedono privati di quel poco di lavoro che era rimasto loro senza compensazioni. Pure lavorando nel rispetto di tutte le regole di sicurezza, bar e ristoranti vengono di fatto accusati, senza evidenze oggettive, di essere attività a rischio».
«Quello che appare evidente è che si sia scelto di sacrificare il settore per il bene comune e per garantire la salute e la sicurezza di tutti. Una piccola parte del Paese si sta facendo carico di una grande parte del peso economico di questa pandemia. Una scelta per la salute che, però, non è stata sostenuta da una politica di sostegno alle imprese sufficiente. Adesso bisogna cambiare tutto, perché moltissime attività sono vicine a superare il punto di non ritorno. Servono ristori adeguati: 3 o 4mila euro ad impresa – per giunta erogati con grande ritardo – non possono bastare. Se bar e ristoranti vanno chiusi per il bene di tutti, lo Stato garantisca sostegni consistenti ad imprenditori e lavoratori e si faccia carico delle spese fisse, dalle bollette alle utenze»
«Abbiamo accettato ogni genere di sacrifici, e il problema resta; quindi forse sarebbe il caso che la politica lavorasse su altri piani: la sanità, i posti letto, o ai contagiati si aggiungerà il problema di chi muore di fame» conclude Mei.