FOLLONICA – Torna a parlare dell’erosione a Follonica Marco Stefanini dell’associazione ambientale La Duna.
«Follonica ha avuto uno sviluppo urbanistico molto concentrato, in tutta la sua lunghezza, sulla costa. Le baracche, i palazzoni, i villaggi turistici, le strade. Questo è venuto a sovvertire quello che sarebbe stato il naturale sviluppo di un ambiente, dalla pineta bosco al retrodunale, padule, duna costiera e spiaggia. Il mare si sarebbe allungato, avrebbe portato sabbia, causato dei cambiamenti nella duna e retroduna e il ciclo sarebbe stato completo, com’è stato per millenni, sempre. Oggi non è più così».
«Sulle spiagge si sono costruire economie, il turismo che sta soppiantando l’industria ha bisogno di spazi – prosegue Stefanini –. Ma il mare non segue ragionamenti economici… Arrivano le mareggiate, come è sempre stato, ma oggi il loro effetto, oltreché dai cambiamenti climatici, è amplificato dalla necessità di avere sempre più spiaggia. Quindi barriere, prima emerse, sciogliere orizzontali e verticali, soffolte, più alte o più basse, più larghe o più strette, a seconda della persona con cui parli».
«Dopo interventi consistenti sotto tutti i punti di vista, siamo ancora nella necessità di metterci mano. Le soffolte sono messe, più o meno velatamente, sotto accusa. Motivi politici o ambientali o di ritorno economico – continua La Duna -. Noi su questo siamo d’accordo con l’amministrazione, le soffolte funzionano ed hanno funzionato: la gran parte del nostro litorale non ha mai avuto una spiaggia simile, una estensione tanto grande. Il prezzo che stiamo pagando è un peggioramento della sabbia, diventata durissima e sempre bagnata. I più vecchi o meno giovani ricordano benissimo gli anni in cui il mare arrivava sempre alle baracche o era possibile pescare da piazza Guerrazzi direttamente sotto il muro. Quindi, a nostro avviso, dalle soffolte non si torna indietro».
«Si finisca il lavoro dove deve essere completato e dopo, per un certo periodo, si evitino operazioni continue di ripascimenti con sorbone o continui trasporti di sabbia, pensiamo anche al mare, a quello che in esso vive o viveva – continua la nota -. Sarebbe comunque auspicabile uno studio attuale sulle dinamiche marine relative alla nostra costa, alla luce degli interventi fatti a mare, le soffolte, i ripascimenti e le opere fatte a ridosso della costa, allungamento di pennelli/argini e barriere emerse allo sbocco di canali/corsi d’acqua: non a caso a ridosso di questi si sono creati degli imponenti accumuli di sabbia e vicino la sabbia è sparita. Quindi interveniamo nei limiti del necessario, magari usiamo materiali meno frammentati per il rialzamento delle barriere, valutiamo bene le situazioni ma ricordiamo sempre che il mare dovrebbe essere mare e non trattarlo solo come una fonte economica. E parliamone: l’amministrazione si faccia carico di organizzare dei momenti di dibattito pubblico dove scambiarsi informazioni ed essere messi a conoscenza dei progetti. C’è l’impressione che siano sempre gli stessi a discutere e decidere. Di sicuro non è così ma dimostriamolo».