PIOMBINO – “Commettere gravi errori amministrativi significa far pagare direttamente ai cittadini scelte sbagliate, specie se a commetterle ha competenze specifiche”, scrivono, in una nota, i gruppi consiliari Partito democratico e Anna per Piombino in merito alla decisione del giudice del lavoro del Tribunale di Livorno che di fatto ha giudicato illegittimo il licenziamento di Giacomo Termine da parte del Comune Piombino.
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“A distanza di un anno – proseguono – il giudice del lavoro del Tribunale di Livorno ha giudicato illegittimo il licenziamento di Giacomo Termine da parte del Comune di Piombino.
Il 24 dicembre scorso, infatti, Giacomo Termine, dipendente del Comune di Piombino, è stato licenziato durante il periodo di prova, nonostante questo non fosse ancora concluso.
La giustificazione è stata quella per cui Termine non avrebbe ‘superato il periodo di prova’ perché non fu possibile valutarlo.
Questa sentenza ha un grande significato per la politica e per il modo con cui si intende portare a compimento un incarico elettivo: pretendere che un sindaco di un piccolo comune percepisca come stipendio solo e soltanto ciò che deriva dal proprio mandato amministrativo significa affermare che le uniche persone che hanno la possibilità di diventare sindaci di piccole realtà sono i cittadini più facoltosi.
Per questo la sentenza di oggi restituisce valore alla politica e a chi quotidianamente, tra mille difficoltà, porta avanti un lavoro fondamentale per le proprie comunità, ribadendo il diritto di ciascun cittadino di usufruire dei permessi stabiliti dalla legge per svolgere l’incarico per cui si è stati eletti.
Il sindaco di Piombino ha così commesso un atto ingiusto e gravemente discriminatorio, contrario ai principi democratici e lesivo di basilari diritti costituzionali.
A chi affermava che il provvedimento del sindaco di Piombino fosse “giusto ed equo” e che fosse l’ora di smetterla con “i compagni mascherati da dipendenti pubblici”, alludendo a commistioni tra politica e posti di lavoro, rispondiamo che questa è l’occasione adatta per imparare alcuni principi fondanti della nostra Repubblica.
Il passo successivo poi sarebbe quello di ammettere l’errore e chiedere scusa: in primis al sindaco Giacomo Termine per l’increscioso trattamento che gli è stato riservato, e subito dopo ai cittadini piombinesi che, per un grave errore commesso dall’amministrazione comunale, hanno visto destinare, per l’ennesima volta, soldi pubblici a sostegno di una causa priva di ogni fondamento.
Presenteremo un’interpellanza nel prossimo Consiglio comunale per fare chiarezza sull’ammontare delle spese legali dovute per questo processo. È ora che le tasse dei cittadini piombinesi siano investite per il bene della comunità, non per atti ingiusti e illegittimi.
Il sindaco di Piombino ha dato una lettura della sentenza tutta sua, affermando che ‘Il giudice ha respinto tutte le richieste di Giacomo Termine’ dichiarandosi così soddisfatto e vittorioso.
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I fatti inconfutabili, invece, ci dicono che il Tribunale del lavoro di Livorno ha accertato l’illegittimità del recesso del rapporto di lavoro e obbliga il Comune di Piombino a riammettere in servizio Giacomo Termine per la prosecuzione del periodo di prova.
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Si può pensare di strumentalizzare la giustizia per fare propaganda, accrescere la propria popolarità e rafforzare così un potere che va ben al di là di quello conferito da un mandato amministrativo pro tempore, ma la giustizia è lenta e prima o poi arriva, cosicché quel potere apparentemente accresciuto fatalmente può anche svanire. Mai ci aspetteremmo che a perseguire tali obiettivi fossero uomini di legge.
Nell’era dove tutto è possibile, però, accade anche questo”, concludono dall’opposizione.