GROSSETO – I dati si riferiscono al 2019, quando il Covid non aveva ancora sconvolto l’economia mondiale, ma pure al tempo della pandemia il comparto chimico continua a reggere il colpo della crisi trovando il modo di rendersi ancor più utile alla comunità, con la capacità di offrire al mercato i prodotti anti-contagio.
E i dati del “Bilancio di sostenibilità 2019 del comparto chimico e petrolifero toscano” presentati nel webinar organizzato da Confindustria Livorno Massa Carrara – cui hanno partecipato anche i rappresentanti delle imprese del Polo chimico di Scarlino, Nuova Solmine e Venator, e tra le autorità il sindaco di Scarlino Francesca Travison e l’assessore alle Attività produttive del Comune di Follonica, Alessandro Ricciuti – confermano che il settore è in salute e sempre più orientato al rispetto dell’ambiente.
«Anche in questo 2020 – ha detto Dario Lolini di Nuova Solmine, presidente della sezione Chimica, farmaceutica e affini di Confindustria Toscana Sud – la chimica, connubio indissolubile tra scienza e industria, vuole dimostrare quello che può dare alla comunità, rendendo disponibili alla collettività tanti prodotti utili a contrastare la pandemia, a partire dal gel per le mani. Aziende come la nostra possono offrire benefici non indifferenti: lo dimostrano i dati del bilancio di sostenibilità raccolti e messi a disposizione da 11 aziende del settore».
L’intervento di Cristiana Gaburri, direttore centrale tecnico scientifico di Federchimica, ha confermato «la propensione consolidata del settore al miglioramento continuo delle prestazioni, indipendentemente dalle condizioni economiche. Nel comparto manifatturiero – ha detto – la chimica resta uno dei settori più virtuosi, nella sicurezza sul lavoro e nei temi ambientali, come dimostrano in particolare le aziende che aderiscono al percorso “Responsible care”, seppur con la consapevolezza che le sfide globali richiederanno impegno». Ecco i numeri riferiti alle imprese chimiche della provincia di Grosseto contenuti nel “Bilancio di sostenibilità 2019 del comparto chimico e petrolifero toscano” presentato da Lorella Corsi di Venator, rappresentante del gruppo di lavoro che lo ha redatto, composto da 11 aziende.
Numeri che per il grossetano si riferiscono a Venator e Nuova Solmine. Quanto alla sostenibilità economica, nel 2019 si registra una creazione di ricchezza per gli stakeholder pari a 48 milioni di euro, così impiegata: 23,8 milioni verso i dipendenti, 3 milioni per tasse e imposte. Tra gli investimenti, 14 milioni per manutenzioni ordinarie e straordinarie e 11 milioni per il miglioramento delle performance ambientali ed energetiche. A proposito di ambiente, entrambe le aziende sono certificate Iso 9000, Iso 14000 ed Emas, oltre che sulla responsabilità sociale, e hanno sviluppato il protocollo 231 sulla responsabilità amministrativa.
Quanto all’occupazione, gli organici contano 350 dipendenti interni, il 90% dei quali grossetani, più altrettanti provenienti dall’indotto. Per la formazione del personale, compresa la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, le aziende hanno investito 2,5 milioni di euro, erogando 14.122 ore per 338 persone, cioè la quasi totalità.
«Questi dati – è il commento di Giovanni Mascagni, responsabile della delegazione di Grosseto di Confindustria Toscana Sud – rappresentano un’ulteriore dimostrazione dell’importanza strategica che il settore della chimica riveste per l’economia della provincia di Grosseto. Un comparto che ha sempre affrontato ogni periodo di crisi, anche quello attuale dovuto alla pandemia di Covid, mantenendo i livelli occupazionali offrendo lavoro buono e investendo in tecnologia e con continuo miglioramento delle performance ambientali».