GROSSETO – «Non lasciamo il monopolio del commercio ai grandi player dell’web» è l’appello che il presidente provinciale di Confesercenti, Giovanni Caso, fa ai cittadini maremmani. «Le disposizioni e le chiusure Covid stanno creando uno squilibrio di concorrenza tra i negozi fisici e l’on-line. Il rischio è che il commercio, un settore già in crisi da circa un decennio, venga definitivamente condannato a morte da questo squilibrio».
Sono proprio il settore del commercio e del turismo quelli maggiormente colpiti tra chiusure e mancati introiti.
Un altro problema sollevato da Confesercenti è quello dei codici Ateco (è il numero che individua un’ATtività ECOnomica). Secondo Caso questo non è «lo strumento più adeguato per valutare le reali perdite delle imprese; con questi criteri ci sono troppe aziende che, all’interno delle filiere in cui sono inserire, restano prive di sostegno».
Un altro problema è dato da tutte quelle attività che pure possono restare aperte, ma che di fatto hanno visto i loro fatturati calare anche sino al 70% con il passaggio da zona Arancio a zona Rossa. Per loro non sono previsti ristori, anche se il fatturato si è azzerato.
«Si sono fatti spendere i soldi ai ristoranti per mettersi in regola e poi si sono chiusi. Queste aziende si sono adeguate per nulla. Ci sono intere filiere che non sono presenti nel decreto ristori. Quel che vedo – prosegue Caso – è una mancanza di programmazione. Questi sussidi a singhiozzo sono solo palliativi. L’Italia ha bisogno di una cura da cavallo: bisogna incentivare la produzione nazionale tornando a produrre in Italia. E poi serve una grande riforma finanziaria e fiscale. I provvedimenti sinora adottati dal Governo stanno creando disparità evidenti: i negozi di tante tipologie merceologiche possono stare aperti, ma non possono lavorare perché la gente non può spostarsi».
Poi Confesercenti torna a parlare del commercio on line: «Non demonizzo il commercio via web che tanti imprenditori locali stanno tentando in questo momento. Il problema non è il mezzo utilizzato. Il problema sono i grandi player, che di fatto pagano le tasse altrove, e possono permettersi sconti e ribassi impossibili nei nostri negozi di vicinato, creando anche un problema di concorrenza. Voglio ricordare che quel risparmio lo paghiamo caro: in tasse non versate e in servizi e posti di lavoro persi. Pubblicizzare il black fridays in un momento in cui i negozi sono chiusi è un’ulteriore mazzata per i piccoli e medi imprenditori che sono l’ossatura stessa di questo Paese e dell’Europa intera» e allora l’appello è ai cittadini a comprare locale, a spendere i soldi sul territorio, a farsi attori dell’economia maremmana consentendo alle aziende di non licenziare e continuare a dare lavoro. Bisogna essere noi ad aiutare il territorio: dobbiamo responsabilizzarci e ritrovare lo spirito di unità nazionale. Invitiamo chi può a spendere sul territorio, ad acquistare localmente, a lasciare questi soldi nella nostra provincia così da non impoverire il territorio».