GROSSETO – Venerdì 4 novembre 1966 l’Ombrone rompeva gli argini inondando Grosseto. Era un giorno di festa, le persone erano a casa anziché a scuola o sul posto di lavoro: questo permise di salvare tante vite umane. Morì soltanto un buttero, Santi Quadalti: a Braccagni cercò disperatamente di salvare il suo bestiame ma venne inghiottito dalla piena. Che si portò via tantissimi animali scrivendo una delle pagine più tristi della storia della Maremma: generazioni di grossetani sono cresciuti con le immagini dell’Ombrone diventato crudele padrone della città.
Un evento che ancora oggi, a distanza di 54 anni, viene ricordato. Per celebrare gli eroi dell’alluvione, ma anche per monitorare quanto è stato e quanto deve essere ancora fatto per evitare che possa accadere di nuovo.
“Il Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud – spiega il presidente Fabio Bellacchi – ogni giorno è impegnato nella manutenzione dei corsi d’acqua e in particolare dell’Ombrone. La tutela del rischio idraulico e dell’incolumità pubblica viene prima di tutto: le immagini e i ricordi del 1966 sono ancora nei nostri occhi e nelle nostre menti, sono la guida quotidiana che ci spinge a lavorare e a investire per rendere la Maremma un luogo sicuro”.
“Tanto è stato fatto in questi 54 anni – ricorda Bellacchi – ma giochiamo una partita che non finisce mai, perché la natura è in movimento e i fenomeni atmosferici diventano sempre più estremi. Anche il Consorzio non può permettersi di fermarsi, la nostra attività deve essere costantemente monitorata, adeguata alle sfide che ci attendono e che dovremo riuscire ad affrontare”.
“Spesso il Consorzio lavora nell’ombra – conclude Bellacchi – ma i nostri ingegneri, i nostri tecnici e i nostri operai ci sono sempre, pronti a intervenire non soltanto quando c’è un’emergenza, ma anche per prevenire altre calamità”.