GROSSETO – «Lo Spi Cgil è fortemente allarmato per le conseguenze che la delibera d’indirizzo 531/2020 della Usl Toscana sud est potrebbe avere sull’offerta di posti letto nelle Rsa pubbliche, all’interno della Zona distretto Amiata grossetana-Colline metallifere-Area grossetana. Delibera che, di fatto, smantella un pezzo significativo del sistema pubblico di assistenza agli anziani non autosufficienti, per delegare quasi tutto alla gestione privata».
A scriverlo, in una nota, il Sindacato dei pensionati della Cgil.
«Quel che emerge chiaramente leggendo la delibera – sottolinea lo Spi – è la volontà di privatizzare definitivamente i servizi per la non autosufficienza, ritirandosi anche dalla gestione delle ultime Rsa per circa 70 posti letto. Strategia che viene giustificata con l’implementazione dei posti letto negli ospedali di comunità dedicati alle cosiddette “cure intermedie”. Quelle che fanno da ponte tra il ricovero ospedaliero e la dimissione del paziente con la presa in carico da parte dei servizi territoriali. Strutture residenziali post operatorie, che al massimo dovrebbero accogliere i pazienti per 30 giorni (prorogabili per altri 30).
Come noto nella zona socio sanitaria centrale i posti letto per le cure intermedie sono insufficienti, e noi come Cgil chiediamo da anni siano integrati. Ma sinceramente riteniamo inaccettabile che con questo pretesto si pensi di chiudere due Rsa, quella al Pizzetti e quella di Follonica gestita dall’Istituto Falusi. Oltretutto liquidando definitivamente i due diurni per Alzheimer attualmente chiusi per prevenire i contagi da Covid-19, che finché hanno funzionato davano una risposta importante alle persone affette da questa patologia e alle loro famiglie. Tutto per “racimolare” una cinquantina di letti per le cure intermedie, e un’altra ventina per hospice.
Da questo punto di vista quella che l’Azienda sanitaria vuole far passare per un’esternalizzazione, è di fatto una privatizzazione vera e propria. Che lascerà una prateria ai privati, che a Grosseto città stanno realizzando o per realizzare almeno 200 nuovi posti letto in Rsa.
Alla fine di questa operazione – conclude lo Spi – il rischio concreto è che peggiori il livello dell’assistenza agli anziani, e allo stesso tempo perda terreno il lavoro tutelato e di qualità, con l’espulsione dei lavoratori delle cooperative sociali che saranno privati della clausola di salvaguardia. Oltre, fra l’altro, alla conseguenza dell’aumento dei costi per le famiglie, che vedranno lievitare la quota sociale giornaliera a carico degli assistiti».