GROSSETO – Regione “rossa”, provincia “nera”. E ora che succede? Nel senso: le elezioni regionali hanno cristallizzato una mappa elettorale che rafforza il Centrosinistra al governo regionale, e conferma l’insediamento del Centrodestra nella maggioranza dei Comuni della provincia di Grosseto. La qual cosa potrebbe preludere – complici le amministrative nei Comuni strategici della costa, dal capoluogo a Castiglione della Pescaia e Orbetello – a un’esasperazione dello scontro tra periferia e centro per motivi politico-identitari. Con una sfiancante campagna elettorale, che si protrarrebbe con toni bellicosi da oggi alla prossima primavera.
Certo, in parte la cosa sarà inevitabile. Ma quanto farebbe bene una guerriglia continua tra la Maremma e la Regione a un territorio in profonda difficoltà economica? Che non ha mai davvero recuperato rispetto alla crisi deflagrata nel 2008, e che oggi paga caro le conseguenze dell’inattesa pandemia di Covid-19?
A porsi il problema farebbero bene soprattutto le amministrazioni locali guidate dal Centrodestra, per diversi motivi oggettivi. Intanto perché la Regione Toscana è il livello istituzionale più vicino a questo territorio. Quello che può ragionevolmente intervenire con più tempestività, nonostante tutto, e che sarà determinante nella gestione delle risorse che in Toscana arriveranno col programma comunitario “Next generation Eu” (impropriamente conosciuto come «recovery fund»). E d’altra parte la Regione ha un ruolo determinante nelle politiche agricole, nel sostegno all’impresa, nella formazione e in molti altri ambiti che hanno ricadute sugli Enti locali. Come hanno dimostrato gl’interventi finanziati sui poli tecnologici come Certema (Santa Rita a Cinigiano) o quello per l’Agroalimentare (Rispescia a Grosseto), le risorse per la laguna di Orbetello, gl’interventi di regimazione idraulica per prevenire le alluvioni ad Albinia e Follonica, o quelli di contrasto all’erosione costiera.
Un secondo motivo per essere cauti ed evitare campagne elettorali permanenti, è che anche il governo può fare molto nei prossimi mesi per questo territorio. A partire dall’accelerazione, dopo anni di stasi, dell’adeguamento delle infrastrutture: non solo il corridoio tirrenico e la Due mari, ma anche la rete 5G, la velocizzazione della linea ferroviaria tirrenica, la realizzazione degli invasi con il Piano irriguo nazionale e quant’altro.
Infine, perché sul piano locale il Centrodestra deve ancora dimostrare di saper incidere davvero con le proprie idee sui trend di fondo che investono questo territorio. Asfaltare le strade, realizzare ciclabili o piantare alberi è cosa buona e giusta. Ma rispetto a stallo economico, mercato del lavoro asfittico e per profili poco qualificati, e attrazione d’investimenti, onestamente, il livello di elaborazione strategica sul modello di sviluppo è stato inesistente o ancorato a visioni oramai obsolescenti. E non è che dal 1997 a oggi in provincia di Grosseto al Cdx siano mancate occasioni di governo. A Grosseto, Orbetello, Castiglione della Pescaia, Magliano, in passato. Scarlino, Manciano, Castel del Piano, più di recente.
Tutto ciò, pertanto, nei prossimi mesi potrebbe congiurare a favore di un atteggiamento collaborativo fra i diversi livelli di governo: locale, regionale e nazionale. A prescindere dalle maggioranze politiche. Con l’obiettivo di dare soluzione a una parte dei problemi, e rimuovere gli ostacoli alla ripresa di un trend di crescita interrotto da troppo tempo. Situazione che minaccia seriamente di relegare Grosseto, la Maremma e l’Amiata in una situazione di marginalità non più recuperabile. L’auspicio quindi è che le elezioni amministrative della prossima primavera siano più l’occasione per una competizione “collaborativa” sulle idee, che l’occasione per uno scontro tutto giocato su ridicole parole d’ordine identitarie o su campanilismi localistici. Che sin troppe volte hanno fatto danni, isolando le comunità in un’autarchia tanto autoconsolatoria quanto inefficace.
Anche perché, se non si riuscirà velocemente a invertire il senso di marcia, presto in provincia di Grosseto non ci sarà altra soddisfazione che spartirsi le spoglie di un contado decadente e in rovina.
Il fatto che il Covid-19 non abbia influito in modo drammatico come ci si aspettava sulla stagione turistica, e che sulla costa a molti sia andata paradossalmente meglio che nell’estate 2019, è senza dubbio stato una benedizione. Ma rischia di rappresentare un’illusione ottica rispetto al trend economico di lungo periodo in questo angolo di Toscana. Nel quale si continua a soffrire una crisi che danneggia la gran parte delle aziende, con un impatto pesante sul mercato del lavoro. Troppo colonizzato dai “lavoretti” e dalla stagionalità delle occasioni di reddito.
Due macro dati, per capirsi. Ripresi dall’analisi comparativa fatta dal Centro studi della Camera di commercio sul decennio 2009-2018, presentata in occasione della Giornata dell’economia 2019.
Il turismo non sta benissimo, e per quanto pesa sull’economia maremmana non è una notizia da prendere sottogamba. Dal 2009 al 2018 sono aumentati poco ma costantemente gli arrivi a fronte di una leggera diminuzione delle presenze, che corrisponde alla perdita di una giornata di permanenza media (da 5,8 giorni a 4,8 per turista). Che in termini di ritorno economico significa molto. Ma soprattutto in dieci anni i turisti stranieri sono passati dal 25,2 ad appena il 27,7% del totale. A fronte, ad esempio, del passaggio dal 34,6 al 41,1% registrato nel livornese. E come noto i turisti stranieri hanno una capacità di spesa nettamente migliore.
Quel che deve preoccupare più di ogni altra cosa, poi, è l’andamento del valore aggiunto per abitante. L’indicatore macro economico che misura la ricchezza reale prodotta, ovverosia: l’incremento di valore nella produzione e distribuzione di beni e servizi finali al netto del costo dei fattori produttivi (capitale e lavoro). Nel 2018 circa 4,6 miliardi di euro, equivalenti a 23.357 euro per abitante. Uno dei valori più bassi della Toscana (in media 27.780 euro) e al di sotto della media italiana. Con un trend decennale che cresce appena dello 0,2% in termini nominali (valori monetari). Ma che precipita a -9,4% in termini reali, cioè in virtù dell’impatto dell’inflazione. Che comporta una perdita secca di potere d’acquisto per 2.335 euro a residente, rispetto alla media toscana.
Per questi motivi, sostanzialmente, c’è da augurarsi che i prossimi mesi – col pretesto delle amministrative del 2021 – non siano solo l’occasione per la prosecuzione della campagna elettorale delle regionali. Che hanno dato un esito netto. In gioco, senza drammatizzare, c’è la “pelle” di un territorio. Sarà bene averlo chiaro.