GROSSETO – Riavviare immediatamente l’iter di istituzione per l’Area Marina Protetta (Amp) dell’Arcipelago Toscano, così come chiedono da anni cittadini e associazioni delle comunità interessate. Con questo appello Legambiente Toscana e i circoli dell’arcipelago tornano a parlare dell’annosa vicenda dell’area, in occasione della tappa toscana della Goletta Verde.
Più di 5 mila persone hanno firmato una petizione lanciata nel maggio scorso da Legambiente Arcipelago Toscano, Guide subacquee del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, Ced – Associazione Centri Elbani Diving e Asd Diversamente Marinai, e indirizzata al Ministero dell’Ambiente, al Presidente della Regione Toscana, ai sindaci dell’arcipelago, al Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Quest’anno la Goletta Verde non segue il classico itinerario coast to coast a bordo dell’imbarcazione, che si prende per la prima volta una piccola pausa nel rispetto delle restrizioni per il distanziamento fisico imposte dalla pandemia. La 34esima edizione vede come partner principali Conou, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, e Novamont, azienda leader a livello internazionale nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals. Partner sostenitore è invece Ricrea, Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio. La campagna 2020 è inoltre realizzata con il contributo di Fastweb. Media partner è la Nuova Ecologia.
Con la petizione si chiede di riaprire l’iter istituzionale avviato – ma mai arrivato a compimento – già nel lontano 1982, confermato dalla legge 394 del 1991 sulle aree protette, e successivamente dagli accordi dagli accordi internazionali sottoscritti dall’Italia, come la Convenzione di Barcellona e gli obiettivi di Aichi per la biodiversità. Dopo 38 anni di discussioni è giunto il momento di compiere un salto di qualità che possa garantire il futuro dell’Arcipelago Toscano, nella difesa e gestione oculata delle sue risorse e nella valorizzazione e salvaguardia dei mestieri del mare, a cominciare dalla tutela della piccola pesca costiera e delle attività subacquee e di diporto sostenibile.
Per questo è necessario istituire effettivamente (e finalmente) una vera Area Marina Protetta e superare i vincoli a mare che riguardano Gorgona, Pianosa, che comprenda anche zone marine dell’Elba e del Giglio, sulla scorta di quanto avvenuto per l’Area Marina Protetta di Capraia.
Istituire un’Area Marina Protetta significa creare prosperità per i cittadini di oggi e per le generazioni a venire, contribuendo a trovare la soluzione per coniugare benessere ambientale ed economico, portando a un ripopolamento ittico e quindi a un incremento del pescato a medio/lungo termine e a un aumento dell’attrattiva turistica. La sensibilità verso la tutela dell’ambiente e la crisi che i comuni costieri toscani devono affrontare a seguito del covid-19, chiedono alle istituzioni scelte coraggiose che contribuiscano al rilancio dei territori e al benessere di tutti i cittadini residenti, dei turisti, degli abitanti dei comuni limitrofi.
I tempi, a vedere dalla reazione di elbani, isolani e amici dell’Arcipelago, sembrano maturi. La palla passa ora alla politica, al governo e alle amministrazioni locali, che dovrebbero chiudere una vicenda che si trascina da troppo tempo. L’Arcipelago Toscano e il suo mare meraviglioso e ancora vibrante di vita e bellezza non possono più aspettare.
“La mancata istituzione dell’Area Marina Protetta è ormai uno scandalo nazionale e persino internazionale – dichiara Umberto Mazzantini, responsabile mare di Legambiente Toscana – i governi che si sono succeduti in questi lunghi anni si sono tutti impegnati a costituirla (come completamento delle realizzazione delle AMP previste) oggi siamo ancora ai vincoli a mare determinati dall’istituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano nel 1996 a Gorgona, Pianosa, Montecristo e Giannutri, mentre Capraia ha istituito l’AMP due anni fa grazie a un’intesa tra Comuni, Parco e Regione. Il governo – continua Mazzantini – non può ancora una volta restare ostaggio di localismi ed egoismi miopi, dietro i quali ci si trincera da quasi 40 anni per non rispettare leggi nazionali e accordi globali. Il ministro Costa riavvii subito l’iter per l’istituzione dell’Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano, come chiedono le oltre 5.500 persone che hanno firmato la petizione”.
“Fatti nuovi e contrastanti come la foca monaca a Capraia, le balene all’Elba e la tartaruga marina al Giglio, e l’assalto mordi e fuggi di un turismo nautico senza regole, che sta devastando alcuni dei fondali più belli dell’Elba, ci dicono che amministratori comunali, forze politiche e governo non possono più nascondere la testa nella sabbia, anche perché la nuova direttiva sulla biodiversità dell’Unione Europea chiede a tutti i Paesi, Italia compresa, di proteggere almeno il 30% del loro mare”, conclude l’esponente di Legambiente Toscana.
“L’area marina protetta dei Monti dell’Uccellina è da oltre 10 anni tra le aree di reperimento del Ministero dell’Ambiente, su richiesta della Comunità del Parco regionale della Maremma, che avrebbe voluto l’allargamento a mare delle tutele – dichiara Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – uno studio analitico sulle formiche, su Bocca d’Ombrone e sul mare antistante Talamone giustifica ampiamente i motivi dell’istituzione di questa nuova AMP, purtroppo però la burocrazia ha fatto arenare tutto il processo.
“È tempo di riavviarlo e di portarlo a compimento – conclude Ferruzza – perché lo sviluppo sostenibile in Maremma passa anche e soprattutto dalla conservazione dell’ecosistema marino”.