GROSSETO – “Abbiamo atteso qualche giorno, ma purtroppo le risposte alle nostre domande dalla direzione generale della Asl non sono arrivate, però non sono mancate le difese d’ufficio da parte degli ascari maremmani che, l’uno in attesa di conferma e l’altro magari dell’ennesimo incarico per fare tutto e così non fare niente, evidentemente non hanno la percezione di ciò che accade nella sanità locale”. Così il segretario della Lega Andrea Ulmi e l’onorevole Mario Lolini intervengono di nuovo sulla sanità grossetana dopo l’addio del direttore dell’ospedale Misericordia Monica Calamai.
“Noi non ascoltiamo gli attacchi pretestuosi da campagna elettorale – affermano gli esponenti del Carroccio – noi riceviamo lamentele dalle persone che non riescono da mesi a prendere un appuntamento e che, se raggiungono l’obiettivo, lo ricevono anche ad un anno di distanza, mentre se devono essere operate non riescono a farlo in tempi consoni”. Non piace alla Lega neppure “il voler deviare l’attenzione su altre realtà”.
“Che cosa c’entra – affermano Ulmi e Lolini – usare la sanità lombarda se non come ‘arma di distrazione di massa’ rispetto a quello che sta avvenendo a Grosseto e che a noi, come residenti, amministratori o parlamentari del territorio, interessa?”
Da qui le quattro risposte che la Lega chiede ancora al direttore generale della Asl Antonio D’Urso. “Perché il centro prelievi è stato chiuso – domandano Ulmi e Lolini -? Perché il centro di prenotazione, il Cup, non funziona? Perché il numero dei posti letto in ospedale è ridotto rispetto a tre mesi fa, cioè al periodo pre Covid? Dove vengono sterilizzati i ferri di un padiglione ospedaliero aperto da circa due anni e definito ‘piano piastra chirurgica’, con dieci sale operatorie per intensità di cure? Speriamo questa volta di avere risposta da chi di competenza – concludono il segretario e il parlamentare – e non dai soliti difensori d’ufficio della Regione che, peraltro, parlano di addio della Calamai come della ‘perdita di una professionista di incredibile valore’, dimenticando che da un ruolo di primo piano nella sanità toscana era tornata a Grosseto perché licenziata in tronco dal Governatore Enrico Rossi, che non ha fatto nulla per impedirle di accettare l’offerta del collega Bonaccini per dirigere la Asl di Ferrara. Un valore che, evidentemente, era per loro, ma non per il presidente di Regione con cui condividono la tessera di partito”.