GROSSETO – Lavorano due ore di più e hanno sei clienti in meno al giorno: questa la giornata tipo, prima e dopo il lockdown, di un acconciatore o un’estetista, fotografata dal Centro studi Cna in collaborazione con Cna Benessere e Sanità. Sono i dati che emergono dall’indagine sulla riapertura degli acconciatori e dei centri estetici alla quale hanno partecipato circa 700 associati alla confederazioni.
“Un’indagine utile per capire cosa è accaduto al settore dopo il lockdown – dice Anna Rita Bramerini, direttore di Cna – che evidenzia anche come, la maggior parte degli iscritti non abbia aumentato i prezzi”. Meno di un quarto delle imprese intervistate, infatti, ha aumentato i costi di servizi di appena l’1,5%, pochissimo rispetto ai maggiori costi che ogni artigiano del settore ha per poter erogare le prestazioni nella massima sicurezza.
“I maggiori costi – spiegano Debora Cioni e Matteo Ancarani, rappresentanti, rispettivamente, dei centri estetici e degli acconciatori di Cna Grosseto – sono legati non solo all’acquisto dei prodotti per l’igiene e la sicurezza che già comunque utilizzavamo nei nostri saloni, ma a quello dei dispositivi di protezione individuale”.
Mascherine, guanti, camici monouso, visiere, quindi, vanno ad incidere sui bilanci di queste categorie di imprese e l’aumento dei costi è evidenziato dall’84,6% delle aziende intervistate.
E nonostante molti operatori del settore abbiano aumentato gli orari di apertura, risentono di un calo importante dell’attività: “Questo perché serve più tempo per gestire il singolo cliente e scaglionare così gli ingressi”, aggiungono Cioni e Ancarani. Per ogni cliente, infatti, occorre compilare l’elenco delle presenze, dare informazioni sulle norme da rispettare all’interno del locale e preparare il cliente con i necessari dpi. A questo si aggiunge il tempo richiesto dalle attività di igienizzazione delle postazioni di lavoro e delle cabine prima e dopo il trattamento.
Quindi se prima del lockdown nei centri estetici e nei saloni entravano mediamente 18 clienti ogni giorno, oggi ne entrano sei in meno. Nonostante quasi sei su dieci (57%) dichiarino di aver allungato gli orari e adottato turnazioni, più di dodici clienti non si riescono a gestire. L’adeguamento dei locali è stato necessario per il 70% delle imprese. Di queste, per il 47% è costato nell’ordine dei 500 euro, per il 34% tra i 500 e i mille euro. Complessivamente, le spese per la messa in sicurezza dei locali, per la igienizzazione degli stessi e per i dispositivi di protezione individuale hanno prodotto un aggravio dei costi mensili calcolato intorno al 30%. Quasi il 90% delle imprese, però, continua a offrire gratuitamente alla clientela mascherine e guanti.
“Le imprese del settore – conclude Bramerini – hanno messo al primo posto la sicurezza del cliente e il rapporto di fiducia, mostrando grande responsabilità e facendosi in larga parte carico dell’incremento dei costi, nonostante la riduzione della produttività”.