GROSSETO – “Che l’emergenza post Covid sia l’inizio dello smantellamento della sanità grossetana?”.
A domandarselo l’onorevole Mario Lolini ed il segretario della Lega Andrea Ulmi.
“Le scelte sino ad oggi fatte, ed in particolar modo quelle durante l’emergenza sanitaria – denunciano Lolini ed Ulmi- hanno penalizzato il nostro territorio rispetto a quelli delle altre province, chiudendo di fatto, l’ospedale del capoluogo e trasferendo servizi a distanza con notevoli disagi per l’utenza. Il Misericordia aveva già delle criticità, tra queste la carenza dei posti letto e di personale, adesso se ne aggiungono altre, come la decisione di chiudere la sala prelievi riversando sul territorio, senza l’adeguata preparazione, un’utenza numerosa e spesso anziana. Gli ambulatori per gli esterni non sono ancora riaperti. Le chirurgie lavorano a scartamento ridotto operando di fatto solo i malati oncologici e con pochi letti. La chirurgia di elezione è stata azzerata, i reparti di medicina sono una raccolta delle più disparate branche specialistiche, risultando sovraffollati e non all’altezza di fornire prestazioni sanitarie in tempi consoni”.
“Una sanità grossetana che ha difficoltà a dare risposte, una burocratizzazione con cui la Regione la depotenzia, colpendo un territorio che elettoralmente da tempo premia il centrodestra. Il Cup, centro unico di prenotazione, è fermo – attaccano ancora Lolini e Ulmi – l’intramoenia altrettanto. Viene proposta la telemedicina per le visite di controllo, che porterà nelle corsie decine di computer e aggraverà il carico di lavoro dei, sempre troppo pochi, medici che rischiano di essere demotivati di fronte alla burocrazia che attanaglia ogni loro compito”.
“C’è poi la carenza di personale a preoccuparci. Una carenza – affermano Lolini e Ulmi – che riguarda infermieri, operatori di base e interinali, donne e uomini che hanno rischiato la vita durante l’emergenza e che si sentono dire che adesso non servono più. E per quelli che hanno lavorato sono stati stanziati pochi spiccioli nella busta paga pro-Covid, anche se nel silenzio sono stati pagati sette milioni per duecento ventilatori che non sono mai arrivati”.
“Ci sono poi i reparti che ancora non sono ripartiti. Che fine ha fatto Nefrologia? Perché il reparto è ancora chiuso? – domandano i due politici -. Perché quello di Pneumolgia è sempre più asservito alle Malattie Infettive, visto che le patologie respiratorie sono la seconda causa di morte nel nostro Paese? L’estremizzazione del concetto dei setting con l’emergenza Covid è stata ulteriormente implementata, manifestando tutte le carenze di questa organizzazione, che doveva essere un modello per la sanità, ma che si è dimostrata negativa e dispendiosa, abbassando il livello di attenzione dei sanitari coinvolti e di efficienza. Pensiamo che il modello regionale proposto per il nostro ospedale, quello ad ‘intensità di cura’ sia fallimentare e il suo unico fine sia stato di penalizzare la sanità grossetana rispetto alle altre”.
“Quale logica ha deciso che il nosocomio del capoluogo debba diventare un Ospedale per acuti, riversando sul territorio una cronicità che non può essere affrontata da strutture che, di fatto, oggi non esistono? – domandano ancora Lolini e Ulmi -. Aumenteranno realmente i posti letto come promesso dal Direttore Generale qualche settimana fa? Perché il dubbio che assale è che, al momento, si arrivi a malapena a centottanta, pochi per una città che conta 85mila abitanti”.
“Grosseto – concludono – è oggi l’anello debole della catena e così facendo la sensazione è che sia solo l’inizio dello smantellamento della sanità maremmana. Attendiamo risposte che ci convincano del contrario da parte della Direzione generale”.