GROSSETO – “Nemmeno in un periodo di emergenza sanitaria si evita di speculare sulla pelle degli agricoltori”. Con queste dure parole il direttore di Cia Grosseto, Enrico Rabazzi, commenta la decisione della Newlat l’azienda emiliana di proprietà della famiglia Mastrolia che da pochi giorni ha acquisito lo storico marchio Mukki, di abbassare il prezzo di acquisto del latte a quello del 2018
“Con questo gesto unilaterale di fatto la Newlat va ad aggravare una realtà già al limite della sussistenza – spiega Rabazzi -. Giudico scandaloso che in questo difficilissimo momento storico, in cui tutti siamo chiamati ad un senso di responsabilità, ci sia chi vuole imporre le proprie regole decidendo di rettificare il solo prezzo base a chi conferisce il latte fissandolo a 36 centesimi al litro per il periodo 1 aprile 2020 – 31 dicembre 2020. I 5 centesimi al litro che vengono tolti ai produttori di latte vaccino – chiarisce il direttore – sono un colpo durissimo per gli allevatori che non potranno più coprire le ingenti spese richieste a chi ha scelto di fare questa attività; la conseguenza sarà l’inevitabile abbandono delle aziende e il collasso di quel poco che ancora rimane del settore in Toscana e in Maremma”.
“Come Cia comprendiamo che la situazione è complessa: il fermo dei consumi interni di prodotti alimentari continua e a breve occorrerà riorganizzare la produzione per soddisfare una domanda che ovviamente è cambiata, inoltre siamo consapevoli che oltre al calo dei consumi e a quello fisiologico primaverile oggi si presenta anche il rallentamento delle esportazioni, la diminuzione del trasporto a causa delle norme anti contagio e, non ultimo, il blocco alle frontiere di molti beni alimentari made in Italy. Un danno incalcolabile per tutti gli attori della catena che però non può ricadere solo sui produttori. Non è accettabile vedere nei supermercati alcuni scaffali vuoti e poi chiedere di ridurre la produzione o di rivedere al ribasso i prezzi; se questo è il biglietto da vista con il quale il maxi-gruppo agroalimentare si presenta nella nostra regione, il futuro per il settore del latte vaccino, che è già residuale, sarà davvero complicato. La politica deve intervenire con forza perché non è tollerabile che si speculi sulla territorialità e che si voglia fare profitto ad ogni costo, anche calpestando chi in questi anni si è sempre impegnato anche in nome della tipicità e della qualità. Ristrutturare l’azienda è facoltà di chi la amministra ma non si può iniziare a farla schiacciando chi, negli anni, ha lavorato senza sosta per garantire un ottimo alimento”.
“Produrre latte vaccino in Toscana non è come produrlo nel Nord del Paese, ora la politica deve fare della scelte urgenti se non vuole che il settore rimanga un mero ricordo nella storia dall’allevamento locale. La prepotenza – conclude Rabazzi – non può sempre essere accettata a scapito di un intero settore produttivo locale”