GROSSETO – Come fosse una serie televisiva di quelle scadenti. I patetici alfieri del neofascismo “istituzionale” ed extraparlamentare, puntuali come solo le persone disturbate sanno essere, anche quest’anno recitano la loro parte nella puntata dedicata alla denigrazione del 25 aprile.
D’altra parte certa gente ha bisogno di aggredire un simbolo per dimostrare a sé stessa d’esistere. Per strappare una parvenza di legittimità a rappresentare qualcosa occupando un paio di minuti in un servizio televisivo, o nella lettura di un comunicato stampa da Minculpop. Il grottesco ministero della cultura popolare a capo del quale nel 1937 fu messo quella macchietta tragica di Alessandro Pavolini, fondatore delle brigate nere e assassino di Stato.
È così che si verifica lo stupefacente fenomeno illusorio per cui uno come Ignazio La Russa (‘Gnazio) può sostenere che il 25 aprile quest’anno dovrebbe essere dedicato ai morti per Covid-19. Proseguendo nel tentativo ridicolo nella sostanza di mettere tutti i morti sullo stesso piano. Quelli partigiani e quelli della repubblica sociale italiana (la funerea repubblica di Salò), insieme a quelli per Coronavirus. E magari, perché no, a quelli mafiosi, della ndrangheta o della camorra. Perché a forza di relativizzare, non ci sono argini alla fantasia.
Ora, di fronte alle consuete trite, imbarazzanti e patetiche provocazioni che ogni anno i neofascisti militanti buttano lì, per guadagnarsi i celeberrimi «15 minuti di celebrità» preconizzati da Andy Warhol a fine anni ’60, come dovremmo reagire noi persone normali. Dotate di buon senso e con una cultura media? Ignorare o contrattaccare?
Il dubbio è legittimo e si ripropone a ogni ricorrenza del 25 aprile. Ma forse, in questo caso, è opportuno percorrere una “terza via”. Ovverosia la strada giusta è go-der-se-la, questa bellissima festa. Della quale quest’anno ricorre il 75° anniversario. Godersela appieno, celebrandola con allegria. Consapevoli che in fondo festeggiare il 25 aprile è la migliore rivincita fra le tante possibili, perché dà la possibilità a tanti inconsapevoli poveri di spirito, negazionisti portatori di una cultura di sopraffazione, di manifestarsi al mondo per quello che sono davvero. Contribuendo a ridicolizzare sé stessi, e allo stesso tempo a rafforzare le ragioni della democrazia e della tolleranza.
Quest’anno, purtroppo, non potremo avere il piacere di ritrovarci in piazza Dante, né a pranzo con gli amici. Ma grazie a una azzeccata idea dell’Anpi – Associazione nazionale partigiani d’Italia – potremo festeggiare in allegria cantando “Bella ciao!” dai nostri balconi. Appuntamento alle 15.00, allora. E buon 25 aprile di libertà! Anche a chi non se la meriterebbe.