FOLLONICA – Non ho alcun titolo per intervenire, se non quello di cittadino follonichese. Ho letto, e poi sottoscritto, l’appello affinché il ballottaggio per il sindaco a Follonica si possa fare.
Inizia così la lettera di Ettore Chirici, “Cittadino di Follonica, classe 1955, per quel che serve, ex consigliere comunale”, scrive di sé. Di seguito il testo integrale.
Lo reputo necessario, perché da cittadino sento il bisogno di avere un riferimento certo e politico, perché da dirigente sportivo sento lo stesso bisogno, perché avendo tanti amici e conoscenti piccoli imprenditori sento che ne hanno bisogno.
Ci sono momenti nei quali la politica, nel senso nobile e di responsabilità che ha questo termine, serve. La sua assenza è un’altra emergenza: bella o brutta, di destra, centro o sinistra, serve perché in questi frangenti occorrono responsabilità, sensibilità, conoscenza delle persone e del territorio.
L’appello affinché il ballottaggio avvenga a giugno non si schiera per uno dei contendenti, ma affinché uno dei due si assuma le proprie responsabilità, visto che si sono candidati.
E’ possibile che un commissario, avulso dalla nostra realtà, impedito in tanti atti possibili, con anche altri compiti, possa seguirci, ascoltarci, anche sbagliare, ma agire, sì agire? A Follonica serve un’Amministrazione anche solo per sfogarsi, comunicare, sollevare i propri problemi. Non che un sindaco abbia la bacchetta magica, ma certamente può o potrebbe avere rapporti con gli altri Comuni, con la Regione e così via.
In questi giorni sta arrivando la Tari (i rifiuti). A che servono due mesi di rinvio? Personalmente, come pensionato, posso pagarla e lo farò, ma le attività chiuse per decreto? E quali e quanti rifiuti hanno prodotto in questi due mesi? E’ un tema che ha bisogno di iniziativa politica ed è solo un piccolo esempio.
Ballottaggio e sicurezza? Ma ci prendiamo in giro? Un conto sono elezioni previste su territori vasti ed ovunque, altro un ballottaggio in un solo Comune. Le misure di prevenzione e protezione ci sono, si possono assumere e gestire.
Dispiace la posizione dell’amico Massimo Di Giacinto che, trincerandosi dietro decreti e sicurezza, mi fa sorgere un dubbio, spiacevole devo dire se vero: non è che abbia paura di governare il Comune in questa situazione? Ma allora, perché si è candidato?
Le mie reminiscenze del catechismo mi fanno ritenere che non sia tra i peccati previsti, ma Dante l’aveva messo: non è che sia ignavia, uno dei peggiori per chi voglia fare politica.