GROSSETO – «Caro Matteo, innanzi tutto vorrei esprimere il mio dispiacere per la tua positività al Covid-19 e spero che tu abbia superato ogni strascico di questa subdola malattia» a parlare è il grossetano Lorenzo Santoni regista e presidente di Hexagon Film Festival.
«So cosa vuol dire avere problemi respiratori e non sono il massimo – prosegue Santoni, che è affetto dalla distrofia muscolare di Duchenne -. È passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti, ma siamo cresciuti insieme e tengo alla tua salute. Tuttavia, leggendo la tua testimonianza, non posso evitare di notare una vena polemica del tutto strumentale sotto una patina d’impegno sociale».
«Una polemica che viene da una persona che ha deliberatamente attraversato la penisola (partendo dal focolaio più grande d’Italia) per raggiungere la casa d’origine, rischiando di contagiare non solo la sua famiglia, ma chiunque sia entrato in suo contatto. Una scelta che hanno preso in tanti proprio in un momento critico: quando i contagi erano limitati geograficamente. Contagio cresciuto esponenzialmente proprio per colpa delle persone fuggite dal nord».
«E nonostante tu abbia ammesso di aver propagato il virus, ti sei messo a criticare le istituzioni. Quando in realtà hai avuto il supporto quotidiano di un medico del servizio igiene; hai avuto il controllo dei vigili urbani (che in caso di emergenza è una rassicurazione); hai ricevuto (seppur in ritardo) le chiamate di controllo. Tutte cose che non so se agli altri sono toccate. Hai lamentato addirittura l’assenza di una “parola di conforto”, cosa al limite del comico» continua Santoni.
«Le mascherine non c’erano per nessuno. Le uniche che giravano erano a pagamento, per tutti. Anche per i soggetti a rischio, come me (e così ho dovuto fare: pagare). E non credo che sarebbe stato per te un problema acquistarle. Così come servirti della spesa on-line (che funziona eccome), dei farmaci a domicilio, dei servizi bancari telematici, dei dog-sister e del canile, di un’assistenza privata per i nostri cari in difficoltà. Io e la mia famiglia (e molte altre) abbiamo fatto così, e senza un lamento. Tenendoci per noi la paura e l’angoscia di un contagio, che per me equivarrebbe ad una sentenza di morte».
«Fin qui mi riferivo alla tua prima lettera, uno sfogo (un po’ polemico) di un malato di Covid-19, che ci può stare. Adesso passo a quella di oggi (21 aprile) con i consigli di uno statista in erba. Perché è questo che tenti di fare: proporti come volto giovane e preparato della politica. Innanzi tutto, da come scrivi, hai sicuramente già affrontato una pandemia globale (o altre calamità naturali) ed è normale ascoltare con attenzione i tuoi consigli. Un laureato in legge dello sport con una tesi sulle strategie d’innovazione della FIFA ha le competenze necessarie ad impartire lezioni alle istituzioni. Ma se i concorrenti del Grande Fratello diventano capi dell’ufficio stampa del presidente del Consiglio dei ministri, non mi stupisco più di nulla».
Ma veniamo ai consigli, punto per punto:
«1) Siamo tutti colpiti da questa crisi, quindi creare un percorso preferenziale (per chi? solo i positivi) risulta superfluo. Invece creare una brochure informativa per i non nativi digitali può essere utile, ma difficile da realizzare con le serigrafie e tipografie chiuse;
2) I supermercati sono aziende nazionali (se non internazionali) ed è impossibile prendere accordi localmente. Inoltre per predisporre un accesso dedicato bisogna agire sul server del sito, cosa che richiede tempo e soldi. Chi dovrebbe pagare? Il Comune? Il supermercato?
3) Per gli animali domestici, come hai detto tu stesso, c’è il canile comunale. Inoltre esistono i dog-sitter;
4) L’assistenza domiciliare per anziani e disabili è un disastro in tempi normali, figuriamoci durante una pandemia. Basta vedere il problema delle RSA. Io ho il mio assistente personale e devo provvedere a stipendiarlo direttamente. Attualmente gli OSS sono impegnati all’ospedale o in altre strutture, ed istituire un corso (solitamente di una durata di 1000 ore minimo) non potrebbe mai risolvere la questione in velocità. Inoltre dubito che la banca dati dei medici di famiglia sia accessibile all’amministrazione comunale senza il consenso;
5) L’approvvigionamento di mascherine e tamponi non pertiene all’amministrazione locale, ma alla Protezione Civile, al Sistema Sanitario Nazionale ed alla Regione».
«Mi dispiace essere schietto, Matteo, ma se davvero ti vuoi mettere a disposizione delle istituzioni “con spirito di solidarietà e responsabilità civica”, non è certo con una sterile polemica che si forniscono “soluzioni costruttive e supporto”. E ti ripeto, sentire le lamentele di una persona che vive da diversi anni a Milano, lontano dalle ristrettezze economiche e produttive della Maremma, che non conosce la situazione reale della sua terra d’origine e torna soltanto per scappare con la coda tra le gambe, portandosi dietro il virus e costringendo la propria famiglia all’isolamento (e quindi ai problemi di cui incolpi l’amministrazione) non fa piacere a chi è stato colpito duramente dal Covid-19 (e chi rischia tutt’ora la vita)».
«Io credo che questo non sia il momento delle polemiche retroattive – conclude -. Il contagio si sta abbassando, la Fase 2 è vicina e la crisi economica non si farà attendere: dobbiamo pensare a come evitare il peggio per le famiglie e le imprese della Maremma, e rilanciare il territorio dal punto di vista produttivo e turistico. Dobbiamo pensare il futuro a tre colori: il verde, il bianco ed il rosso, insieme. Matteo, spero che tu non prenda questa risposta come un attacco personale. Ho solo voluto dire la mia su questa spinosa questione prendendo le mosse dal tuo intervento. Spero che questi tragici eventi passino presto e potremo tutti ritornare alla vita di sempre».