GROSSETO – «E’ un grido di dolore quello che si leva dai pubblici esercizi della provincia di Grosseto. I danni sono già incalcolabili, e la preoccupazione cresce ogni giorni di più, alimentata in particolare dall’incertezza sui tempi e le modalità di riapertura» a dirlo è Ascon Confcommercio.
«Bar e ristoranti sono fermi da settimane, così come le discoteche, mentre gli stabilimenti balneari non possono iniziare a preparare la stagione». A dare voce a questa drammatica situazione economica sul territorio provinciale, è il presidente provinciale della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) della Confcommercio di Grosseto Danilo Ceccarelli.
«Al primo posto ci sono certamente la salute e la sicurezza di tutti noi cittadini – spiega Ceccarelli – L’emergenza sanitaria è la priorità, ma crediamo che sia giunto il momento di iniziare a pensare, attraverso un confronto tra il Governo e le associazioni di categoria, a come e quando ripartire, perchè non possiamo stare chiusi per altri mesi. Rappresentiamo a livello nazionale 300mila imprese che danno lavoro ad 1 milione e duecentomila persone. C’è poi l’indotto, perchè il pubblico esercizio è un comparto fondamentale nella filiera agroalimentare, essendo un mercato di sbocco rilevante per le produzioni nazionali, ed anche nella filiera del turismo, concorrendo all’attrattività dei nostri territori».
Solo per il settore ristorazione, il Centro studi della Fipe su scala nazionale ha stimato una perdita di 8 miliardi di euro di fatturato a fine 2020. Il sindacato ritiene dunque indispensabile cominciare a restituire speranza e un futuro ai pubblici esercizi. Così, in vista della “fase 2” dell’emergenza, dalla Fipe Confcommercio arriva una proposta.
«Riteniamo sbagliato, in quella che sarà la seconda fase, a partire dal 14 aprile, escludere completamente bar e ristoranti – sostiene Ceccarelli – che, a nostro avviso, potrebbero riaprire, ovviamente garantendo tutte le misure di sicurezza per il contenimento del contagio. Su questo fronte la Fipe, a livello nazionale, sta dialogando con il Governo per arrivare il prima possibile a piano di riapertura».
La proposta della Fipe è di estendere ai pubblici esercizi le procedure di distanziamento, con ingressi contingentati, che vengono già utilizzate per esempio nei negozi alimentari, panifici, macellerie ecc. In alternativa, la Fipe chiede di consentire almeno il take away, ovvero l’asporto.
«Al momento è consentita solo la consegna a domicilio – aggiunge Ceccarelli – Le pizzerie già effettuavano il delivery, e devo dire che numerosi ristoranti tradizionali della nostra provincia si sono attrezzati o si stanno attrezzando, e per esempio le offerte dei pranzi pasquali sono numerose. E’ comunque un modo per guardare avanti, per non spegnere il ‘motore’, rispondendo alle esigenze dei cittadini, ma non si può parlare di business, per la maggioranza non è comunque una soluzione economicamente sostenibile. La moria delle nostre attività è alle porte, non c’è più molto tempo. Riprendendo le parole del nostro presidente nazionale, abbiamo bisogno di un’iniezione di liquidità, di un sostegno economico vero e di prospettive concrete».