GROSSETO – L’odissea di un grossetano con una compagnia telefonica era cominciata anni fa, quando aveva stipulato un contratto per l’utenza mobile. Il costo mensile doveva essere di 20 euro al mese, flat, con addebito su conto corrente.
Dopo alcuni anni, però, aveva notato che dal suo conto corrente erano stati scalati non i 20 euro mensili, ma molto di più: in un anno la somma prelevata ammontava a circa 1.000 euro, anziché i 240 concordati. E così era iniziato il calvario.
Il consumatore si è rivolto allo sportello Confconsumatori di Grosseto e dopo numerosi reclami senza risposta – in quanto la società telefonica non aveva giustificato gli addebiti sul conto – era stata avviata anche la procedura della conciliazione paritetica.
A quel punto il gestore aveva cercato di giustificarsi adducendo l’esistenza di un’ulteriore scheda sim mobile, che per anni sarebbe rimasta inutilizzata e non pagata e poi, per non si sa quale arcano motivo, addebitata sul conto dell’utente. La causa dinanzi al giudice di pace è iniziata nel 2019 ed è terminata il 23 marzo scorso. Con esito favorevole per il consumatore grossetano.
«Con la sentenza numero 180/2020 – fanno sapere da Confconsumatori – il giudice di pace di Grosseto ha condannato la società alla restituzione di circa 750 euro prelevati senza causa e senza che la stessa società sia riuscita a documentarne la ragione. Il principio che i consumatori devono trarre, dunque, è quello di verificare puntualmente il loro conto corrente e gli addebiti dei rid autorizzati. Occorre anche che i consumatori sappiano che possono recuperare le somme addebitate qualora l’addebito sia difforme al prezzo fissato nel contratto».
Info 0564 417849 (tutti i giorni dalle ore 16 alle ore 18) o grosseto@confconsumatori.it.